In Corea del Nord è stata eseguita la condanna a morte di un ragazzo di 22 anni giudicato colpevole di aver visto film sudcoreani e aver ascoltato musica come il k-pop, genere musicale tipico della Corea del Sud che riprende il pop statunitense.
Il fatto accaduto è stato riportato nell’ultimo rapporto sui diritti umani in Corea del Nord, diffuso giovedì dal ministero per l’Unificazione della Corea del Sud. Il 22enne era originario della provincia dello Hwanghae Meridionale, nel sud-ovest della Corea del Nord, ed è stato giustiziato pubblicamente nel 2022 per aver ascoltato 70 canzoni sudcoreane e aver visto tre film, che poi avrebbe passato ad altre sette persone.
Ciò che ha fatto il ragazzo viola una legge del 2020 che proibisce qualunque forma di diffusione di “ideologia e cultura reazionaria” originaria di “paesi ostili”. In particolare questa legge fa riferimento alla cultura sudcoreana, che in Corea del Nord è considerata una grande minaccia. Tra le altre cose, la legge vieta alle donne di indossare abiti da sposa bianchi, di bere vino dai calici o di indossare occhiali da sole, tutte abitudini diffuse sia in Occidente che in Corea del Sud. Nel 2022 inoltre, il regime di Kim Jong Un ha introdotto ulteriori violazioni, ad esempio: indossare indumenti come i jeans e maglie con marchi stranieri e portare capelli tinti o troppo lunghi.
Il rapporto di giovedì è il secondo che riguarda gli “abusi e le violazioni dei diritti delle persone in Corea del Nord” dopo quello del 2023. In base ad un altro rapporto del 2021, pubblicato dal Transitional Justice Working Group (un’organizzazione per i diritti umani di Seul), le persone uccise pubblicamente per aver guardato o diffuso media sudcoreani, tra cui video k-pop, erano almeno sette. Il rapporto diceva che da quando Kim Jong Un governava il paese c’erano state almeno 23 uccisioni pubbliche: due per impiccagione e le altre con armi da fuoco.
L'articolo Corea del Nord, condannato a morte 22enne giudicato colpevole di avere visto film sudcoreani e ascoltato il k-pop proviene da Il Fatto Quotidiano.