PADOVA
Roberto Fortin, 57 anni, neo presidente del club Padova nel Cuore, come Jovanotti di qualche decennio fa: pensa positivo. E in un momento ''caldo'' come questo, fare l'equilibrista non è cosa semplice. Per uno cresciuto a pane e Padova, parlare dei biancoscudati può sembrare facile. Ma possiamo assicurarvi che così non è.
Fortin, cosa dire di questo Padova?
«L'affidabilità dal punto di vista societario non è messa in discussione. Questo sia chiaro. Certo che il Padova deve migliorare su un aspetto».
Quale?
«La comunicazione, soprattutto con la tifoseria. Attualmente carente. Poi sappiamo che l'aspetto negatività all'ombra del Santo regna sovrano. Ma non solo da quest'anno. Mettiamoci anche la sfortuna, perché il Padova nelle due finali playoff perse, caso più unico che raro, è decisamente in credito con la fortuna».
Quest'anno però con il Vicenza ai quarti non è stata solo sfortuna...
«D'accordo, tutto vero, ma tra pali e gol sbagliati, tutta questa differenza con i cugini non l'ho mica vista. E dirò di più. Io per natura sono fiducioso. Il giorno dopo l'eliminazione con il Vicenza, ho resettato tutto. E penso positivo per la prossima stagione. Anche se nel calcio i buoni propositi non bastano».
Cosa intende?
«Sempre e solo una questione di soldi: questa società da quel punto di vista è una garanzia, sia chiaro a tutti».
E con il nuovo mister come la mettiamo?
«Andreoletti mi piace un sacco. Tra l'altro, ha una parlantina niente male. Se in campo mette il 50% di quanto dice, allora siamo a cavallo. Insomma, come Possanzini a Mantova, nell'ultima stagione, tanto per intenderci».
Donnarumma ha detto addio...
«Sì ma c'è già un Fortin meravigliosamente fantastico, quindi Voltan, un altro giovanissimo portiere di belle speranze, oltretutto padovano doc. Credo che la nostra porta sia blindata al punto giusto. Anche se...».
Anche se?
«La serie C è una brutta bestia: una giungla dalla quale bisogna uscire ma farlo non è per niente facile».
Lei all'Euganeo ci andrà?
«Ho sempre seguito il Padova già dai tempi eroici dell'Appiani. Non credo di dover aggiungere altro».
Ma per lei gli ultras hanno ragione di protestare e disertare le gare all'Euganeo?
«Non intendo sindacare sulla questione. Tuttavia una cosa voglio dirla: gli ultras sono fondamentali. E hanno ragione da vendere quando sostengono che non hanno una loro casa, ovvero la curva. Perché di questo stiamo parlando. Ma qui la società non c'entra un fico secco. E quindi si torna a bomba».
Su cosa?
«Sulla negatività che s respira in città. Saputa e risaputa. Tuttavia bisogna guardare oltre ed essere ottimisti per la stagione che verrà».
Che sia quella buona?
«E' quello che ci auguriamo. Non è facile mettere tutti d'accordo; non lo facciamo nemmeno noi di Padova nel Cuore con i nostri 60 iscritti. Ho reso l'idea?».
Perfettamente.Marco Zorzo