Tutti assolti i cinque imputati nel processo su un maxi giro di prostitute online che ha coinvolto 11 persone (per sei era stata la stessa Procura a chiedere l'assoluzione) con l’accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione si è concluso con una sentenza di non colpevolezza, a fronte di una richiesta di 27 anni dal pm.
Tra loro diversi trevigiani che oggi, venerdì 28 giugno, escono dal tribunale come persone libere, tra questi Daniele Zuliani, 67enne di Silea, l’allora compagna Sandra Eliza Ferreira, di 61, Stefano Davì, 54enne di Rovigo, Andrea Longato, 43enne di Castelfranco e Luca Cassin, 59enne di Vicenza. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Quello che è passato è che gli imputati svolgessero semplicemente la loro professione, come editori, e niente avessero a che fare con la prostituzione.
A 13 anni dall’apertura dell’inchiesta, è arrivata la sentenza di primo grado dell’indagine sul giro di squillo online. Per cinque di loro erano state chieste delle condanne per quasi 27 anni di galera, mentre per altri 6 imputati è stata chiesta l’assoluzione.
La maxi inchiesta è iniziata da un fatto di cronaca nera: l'arresto di Ramon Berloso, il 35enne goriziano - poi morto suicida - noto come il “killer della balestra”, ritenuto responsabile dell'omicidio di due prostitute. Per gli inquirenti l'uomo avrebbe agganciato le sue vittime proprio attraverso i siti incriminati.
Le ragazze - tra le quali alcune protagoniste di reality, casalinghe, la maggior parte donne disoccupate - facevano le proposte via web, e sempre grazie a internet venivano contattate dai clienti. I pagamenti avvenivano su conti correnti di persone compiacenti.
I siti erano gestiti, secondo l'accusa, da un'organizzazione composta da gestori, intermediari tra web master e le prostitute, agenti di secondo livello, fotografi o insospettabili prestanome, titolari dei conti corrente su cui far transitare il denaro pagato dalle prostitute per pagare i loro annunci. Un giro di decine di migliaia di euro al mese.
Secondo l’accusa, teoria che oggi si è sgretolata, Zuliani e la Ferreira, assieme a Davì erano i titolari di 4 diversi siti internet, da best-annunci.com a cercoamici-vip.com dove comparivano gli annunci, tutt’altro che mascherati. L’inchiesta era partita da Udine per poi spostarsi a Treviso dopo l’arresto di Berloso, e ha coinvolto oltre una ventina di persone che, facendosi pagare le inserzioni a luci rosse. avrebbero sfruttato l’attività di almeno 32 squillo. I pagamenti venivano poi formalizzati su conti correnti di persone compiacenti. Ne è seguita una maxi retata che scoperchiò un giro di sesso a pagamento tra Treviso, Conegliano, Udine, Mestre, Padova, Belluno e Pavia.