TRIESTE L’aumento dei flussi turistici, con gli appartamenti convertiti a case vacanza, con locazioni brevi per chi si ferma per poche notti in città, sta rendendo per i residenti un’impresa trovare un appartamento in affitto. Scarsa offerta, elevata richiesta, con prezzi alle stelle: in centro le locazioni hanno registrato un aumento che, stando alle ultime analisi di mercato, può arrivare a sfiorare il 50% rispetto a una decina di anni fa. E alcuni proprietari che, potendo ormai scegliere l’affittuario vista la lunga lista di candidati, mettono subito in chiaro che non accettano famiglie con bambini, cani e gatti. Oltre al classico “no stranieri” e “no fumatori”.
«Il 40% degli immobili un tempo destinato alla locazione residenziale è stato convertito a uso turistico – così il presidente provinciale della Fiaip Filippo Avanzini – e il trend non accenna a cambiare. Serve intervenire, altrimenti rischiamo di fare i conti con i seri problemi già registrati a Venezia e a Firenze».
Le conseguenze dirompenti del turismo sull’ecosistema urbano sono, infatti, un tema all’ordine del giorno di molte città. Tra gli effetti segnalati, ad esempio, c’è il fatto che attività a servizio dei residenti tendono a spostarsi dal centro, lasciando spazio a bar, ristoranti, catene dell’abbigliamento.
In una realtà piccola come Trieste, dove il boom del turismo è scoppiato abbastanza rapidamente, gli effetti sono ancora più evidenti. Basta girare in centro città e dare un’occhiata ai campanelli, per accorgersi come in ogni stabile è presente almeno una struttura ricettiva. Con palazzi dove le case vacanza e i bed & breakfast prevalgono sulle abitazioni private. Una locazione turistica rende molto di più rispetto a una residenziale. Senza il rischio di incappare, tra l’altro, in un inquilino che non paga per mesi il dovuto, con le risapute difficoltà per ottenere poi lo sfratto.
«Il turismo è il benvenuto, ma serve trovare un equilibrio – osserva Andrea Oliva, presidente provinciale di Fimaa – altrimenti rischia di incrinarsi il rapporto tra triestini e turisti». Oliva testimonia come «quando pubblico l’annuncio di un appartamento in affitto, ricevo subito 5-6 richieste da parte di chi chiede se c’è la possibilità di inserire la clausola del subaffitto». Il fenomeno è anche all’attenzione del neonato Osservatorio rigenerazione urbana e politiche abitative (Rupa).
«Le difficoltà di trovare una casa in affitto coinvolgono tutti e quattro i capoluoghi di provincia del Friuli Venezia Giulia – precisa il presidente regionale di Fiaip Stefano Nursi – ma a Trieste la situazione è decisamente accentuata, con le locazioni brevi a uso turistico che hanno cambiato il mercato». La situazione ovviamente tocca anche gli studenti, sempre più in difficoltà a trovare una sistemazione.
I rappresentati degli agenti immobiliari concordano sul fatto che il Comune, le istituzioni in generale, debbano intervenire. «Senza arrivare a decisioni estreme come quelle adottate ad esempio a Barcellona – precisa Nursi – perché affosserebbero il mercato». Il Comune di Barcellona, infatti, ha anticipato l’intenzione di cancellare, nei prossimi cinque anni, gli alloggi in affitto breve presenti in città, eliminando così ben 10 mila licenze per uso turistico.
Dunque, quale potrebbe rivelarsi un efficace provvedimento in questa situazione? «Sgravare le tassazioni Ilia (ex Imu) sugli immobili destinati a residenti e studenti», suggerisce Nursi. «Si potrebbe valutare un’aliquota Ilia più pesante per gli appartamenti vuoti – aggiunge Avanzini – così da incentivare i proprietari a metterli sul mercato e recuperare una fetta di immobili che potrebbe essere destinata ai residenti». Per Oliva si potrebbe valutare «di imporre regole più decise, per garantire un maggior controllo su chi occupa poi questi alloggi, imponendo anche una percentuale massima di appartamenti destinati alle locazioni turistiche in ogni stabile, in modo da mantenere un equilibrio».