Non è una big del calcio europeo, ma la Svizzera che Yakin ha portato a un passo dalla clamorosa qualificazione agli ottavi di finale da prima del girone, davanti alla Germania padrona di casa, è certamente uno degli avversari più ostici che potesse capitare sulla strada dell’Italia. Squadra senza picchi di talento inarrivabile, ma pericolosa perché estremamente solida e lineare. Organizzatissima in campo, come i tedeschi hanno scoperto a loro spese, votata a un gioco di coperture e difesa efficace, esperta, amalgamata molto più degli azzurri e con davanti una delle sorprese di Euro2024 e cioè il bolognese Ndoye. Che gli italiani conoscono per averlo avuto davanti agli occhi per tutta la stagione agli ordini di Thiago Motta, ma che Yakin ha fatto esplodere nel girone eliminatorio schierandolo nel tridente con Embolo e Rieder.
Insomma, un osso duro da rosicchiare per accedere ai quarti di finale e poter dire di aver fatto l’Europeo che tutti si aspettavano, scaricando definitivamente la pressione per poi potersela giocare davvero a cuore leggero contro l’Inghilterra o la Slovacchia. E se la dea bendata guardasse a noi…
Meglio, però, non allungarsi troppo in avanti e pesare alla Svizzera. I nostri vicini di casa si schierano con un 3-4-2-1 che potrebbe essere a specchio rispetto al modulo degli azzurri, se Spalletti dovesse confermare l’orientamento tattico che ha condotto al pareggio e alla qualificazione contro la Croazia. La difesa è di veterani. Davanti all’interista Sommer giostrano Akanji, allevato alla scuola di Pep Guardiola e leader del reparto, con Schar e Rodriguez, altra conoscenza del calcio italiano. Forti ma non insuperabili nell’uno contro uno e con qualche debolezza evidenziata nel gioco aereo.
Il leader tecnico è Xhaka che non a caso è anche capitano degli elvetici. Per chi non lo sapesse, è uno dei perni del Bayer Leverkusen che ha dominato la Bundesliga e si è arenato in finale di Europa League contro l’Atalanta. Bravo in entrambe le fasi: costruisce e attacca lo spazio al limite dell’area di rigore avversaria. I compagni di reparto sono i bolognesi Freuler e Aebischer cui si aggiungerà l’uomo scelto da Yakin per sostituire lo squalificato Widmer.
Il tridente offensivo è, invece, la cosa più interessante e pericolosa che la Svizzera può proporre. Non c’è un vero e proprio numero ‘9’ di riferimento come si è visto nelle prime partite dell’Europeo in cui si sono alternati Duah, Shaqiri ed Embolo che è considerato comunque il potenziale titolare. Yakin, però, ha davvero tante soluzioni: Vargas, Rieder, Amdouni e Ndoye che contro la Germania si è preso la scena con il gol che stava per spingere gli elvetici a vincere il girone mettendo dietro i tedeschi che alla sfida erano arrivati rullando Scozia e Ungheria.
Un collettivo da non sottovalutare, senza farsi prendere dal timore. Aiuteranno anche i precedenti perché il ricordo dei due rigori sbagliati da Jorginho e che ci sono costati l’ammissione al Mondiale in Qatar è fresco e vivo: una ferita che non si rimargina. E’ vero che nell’Europeo poi vinto la Svizzera non rappresentò un ostacolo insuperabile all’Olimpico di Roma, ma questa Italia non è quella di Mancini e con l’attualità – non con i ricordi – ci si deve misurare. Attenzione: la Svizzera delle prime due settimane in terra tedesca ha avuto due facce della stessa medaglia. Straordinaria contro la Germania, è anche la nazionale che ha deluso (e pareggiato) contro la Scozia, una delle più deboli delle 24 arrivate alla fase finale. Chissà quale scenderà in campo contro gli azzurri…