Camorristi in camice bianco. Ricatti a chirurghi e infermieri tossicodipendenti. Ambulanze strappate alle emergenze e reclutate per sceneggiate su TikTok. E ancora: summit di malavita accanto alle sale operatorie. E visite ambulatoriali gestite da pregiudicati che decidono chi, come, dove e quando può sottoporsi a cure ed esami salvavita.
Un intero ospedale è da almeno dieci anni ostaggio del clan Contini, uno dei gruppi criminali più potenti e spietati di Napoli. «Il 90 per cento del San Giovanni Bosco è tutto corrotto, sul serio, non è una statistica inventata... dalla sala mortuaria fino all’ultimo, anche i bambini nascono già difettati», rivela il pentito Teodoro De Rosa. Il nosocomio si trova nel feudo della cosca capeggiata dal boss Edoardo ‘o romano che, come un virus, l’ha infiltrato fino a infettarlo del tutto.
Lo sfascio della sanità in Campania non è più, dunque, solo questione di liste d’attesa infinite, disorganizzazione, sprechi e strutture fatiscenti: è diventato un problema di ordine pubblico. L’inchiesta dell’antimafia partenopea, che a metà giugno ha portato all’arresto di 11 affiliati, affonda come un bisturi nel ventre molle di un comparto malato, anzi quasi moribondo.
I Contini, raccontano le indagini della Procura guidata da Nicola Gratteri, controllano direttamente o indirettamente il parcheggio, la mensa, il bar e la pizzeria interni all’ospedale. Finanche i distributori automatici di caffè e merendine sono cosa loro. E non solo.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Federica Colucci ha ricordato che un picciotto è stato piazzato a lavorare in corsia e «ha fornito, a chiunque del clan lo chiedesse, supporto logistico e favori […] con la compiacenza» degli altri dipendenti. I figli dei capizona sono stati invece tutti assunti presso le ditte di pulizie o di gestione delle aree di sosta pur occupandosi di tutt’altro. Il loro compito è avvicinare i pazienti, ricoverati in regime di intramoenia, e offrire uno sconto del 50 per cento sul costo del servizio facendosi pagare al posto dell’ospedale. Ai malati conviene, ai camorristi ancor di più. Tanto nessuno andrà a protestare. Così come nessuno ha reclamato per l’occupazione militare degli spazi comuni.
«Il clan dispone di alcuni locali […] dove si effettuano riunioni di camorra con esponenti di altri sodalizi criminali», ha detto il collaboratore Pasquale Orefice. «Ciò avviene con la complicità di personale dell’ospedale, in particolare del personale della ditta di pulizie e di vigilanza, intestate ai prestanome del clan Contini, nonché grazie alla connivenza di medici e infermieri». Altri incontri si sarebbero tenuti nei reparti di ginecologia, in rianimazione e negli uffici della direzione sanitaria. Tanti sapevano, pochi han parlato. Porte aperte pure nei magazzini dove i camorristi hanno rubato «materiale di diverso tipo, dai pannolini alla carta igienica», dalle risme di carta ai detersivi «sia per nostro uso personale sia per la rivendita a terzi», continua sempre Orefice.
Dottor House, al San Giovanni Bosco, più che sniffare cocaina, per lenire i dolori lancinanti, la vende in corsia. I pm hanno scoperto che, negli ultimi anni, la piazza di spaccio si è «spostata all’interno dell’ospedale […] e alcuni medici e infermieri fanno uso di tale sostanza». I pusher riforniscono il personale paramedico e, sospettano gli inquirenti, anche qualche malato. Tra flebo, siringhe e pastiglie di paracetamolo, scivola la bustina di «neve».
Dall’inchiesta sembrerebbero emergere rapporti di sudditanza dei medici verso i camorristi per casi di usura. Più di un professionista, infatti, navigando in cattive acque, si sarebbe rivolto ai malavitosi per ottenere dei prestiti. Trasformandosi di fatto in un «prigioniero» della cosca. Salute e soldi, così il clan ha dilagato nel San Giovanni Bosco. È ancora il pentito De Rosa a parlare: «La gestione degli ambulatori era in parte affidata ai parcheggiatori per quanto concerne i soggetti che effettivamente dovevano fare la visita e che in luogo di corrispondere il ticket pagavano a noi del clan».
La camorra era diventata a tal punto potente da sostituirsi alla politica. «Siamo stati proprio noi a spingere per l’apertura dei reparti nido e ginecologia perché ci servivano spazi per nuovi posti di lavoro», mette ancora a verbale De Rosa. E fa il nome di un manager di centrosinistra, molto noto in città, che dopo aver incontrato gli emissari dell’organizzazione si sarebbe attivato subito per accontentarli in cambio di un posto da primario per la sorella.
«Allungare le mani sulla sanità», spiega un investigatore a Panorama, «ha uno straordinario valore simbolico perché consente di fare proselitismo criminale. È puro prestigio mafioso». La cosca dirottava i pazienti di particolare interesse da un nosocomio all’altro, e dettava legge anche in terapia intensiva. Vincenzo Iuorio, ex soldato del Parco Verde di Caivano, ha svelato che una ragazza, rimasta coinvolta in un incidente stradale, finì in cura al San Giovanni Bosco. «Andammo dai Contini perché già sapevamo che l’ospedale era un loro business» e così i caivanesi ottennero un trattamento di favore. «Quando ci siamo presentati in terapia intensiva», ricorda, «gli infermieri già lo sapevano e ci facevano entrare in quattro o cinque alla volta. Bastava dire loro che appartenevamo alla ragazza dei Parco Verde e gli stessi si mettevano a disposizione. Ci davano i camici ed entravano nella sala».
Una ditta di ambulanze è stata «commissariata» dal clan perché il proprietario è debitore di una ingente cifra. È finito al guinzaglio del boss e, quindi, esautorato di tutti i poteri. Gli sgherri della cosca hanno utilizzato i mezzi di soccorso non solo per lucrare sui trasferimenti (grazie ai medici compiacenti che facevano risultare i morti ancora in vita e li rimandavano a casa incassando 500 euro a viaggio) ma anche per fare spettacolo. Un’unità è stata infatti dirottata, da un amico di uno dei capibastone, per trasportare alcuni influencer chiamati a fare pubblicità a un negozio appena aperto. E poi ci sono state le truffe alle compagnie assicurative coi camorristi che hanno rubato le radiografie di pazienti malconci e le hanno falsificate per attribuirle a sedicenti vittime di finti incidenti. «Abbiamo trafugato finanche i fogli d’accesso al pronto soccorso per costruire ricoveri mai fatti e incassare i premi», ha riferito un’altra «gola profonda».
Altro che Grey’s Anatomy, questo è Il padrino.