Per tre volte aveva cercato di fare lo sgambetto al sindaco Mario Conte, la notte di Capodanno del 2023, all’uscita da un locale. Alla terza volta, il sindaco si era girato per chiederne il motivo, sentendosi dire: “Non ti preoccupare, ti vengo a prendere sotto casa”.
Una frase che Conte non gradì e che denunciò per minacce aggravate in procura. Ieri mattina, il procedimento penale davanti al giudice di pace Giulia Procaccini s’è concluso con il ritiro della querela da parte del primo cittadino trevigiano, dopo che l’imputato, un 33enne, ha chiesto scusa risarcendo Conte con la somma di 300 euro.
Somma che il sindaco ha devoluto in beneficenza alla società sportiva “Bulls Treviso”, squadra di hockey su sedia a rotelle. «Per me la questione finisce qui e tengo a sottolineare di non averne mai fatto menzione per non passare per vittima o sollevare questioni politiche. Di certo - e questo lo dico a tutti - che non esiste minaccia fisica o verbale che deve essere accettata dai cittadini.
“Vengo a prenderti sotto casa” è stata una frase che personalmente non ho tollerato, perché rientra nella sfera privata.
Quella notte, il sindaco era appena uscito da un locale, il Dump di galleria Manin, assieme alla fidanzata, quando da dietro qualcuno tentò di sgambettarlo per tre volte.
Alla terza il sindaco si girò e chiese spiegazione all’autore, che si trovava in compagnia di un dozzina di altri giovani. Tutti pronti a immortalare la reazione del primo cittadino con il telefonino.
«Non so il motivo - spiega Conte - so soltanto che sicuramente l’avrebbero postato sui social se fosse stata una reazione scomposta. Quei giovani, tra l’altro, mi pareva già di averli visti in qualche manifestazione (ride, ndr), sembrava quasi un’azione preparata. Ma l’autore ha sempre negato di aver fatto parte di un gruppo, sostenendo che era stata un’azione sbagliata ma di sua esclusiva iniziativa.
Sia quel che sia, il responsabile si è poi scusato, inviando, come da accordi, una lettera di scuse via Pec. Mi fa piacere, inoltre che il risarcimento sia poi andato nella casse di una società sportiva cone i “Bulls Treviso”».
Sul posto erano poi intervenute anche alcune pattuglie della polizia. Qualcuno aveva infatti visto la scena e chiamato il 113.
Da lì poi la decisione di presentare denuncia per minacce aggravate, innescando così la macchina giudiziaria che ha portato alla conclusione di ieri dal giudice di pace. «Il procedimento si è concluso con la remissione della querela da parte del sindaco - spiega l’avvocato Alessandra Nava, legale dell’imputato - accettata da T.G. e il versamento di 300 euro indicati dal giudice a titolo di risarcimento del danno a un’associazione sportiva per disabili. T.G. ha spiegato al giudice di non aver avuto alcuna intenzione di minacciare il sindaco.
Il sindaco ha accettato le scuse anche se avrebbe voluto che la lettera predisposta in tal senso venisse pubblicata con conferenza stampa a nome del centro sociale Django, cosa che ovviamente l’imputato, non facendone parte, non ha potuto accettare. Riteniamo che il procedimento si sarebbe potuto evitare e definire nello stesso modo, con le scuse, se il sindaco non fosse incorso nell’errore di ritenere il T.G. facente parte del centro sociale suddetto, avendo riconosciuto qualcuno degli appartenenti fra i presenti al fatto, e quindi con la semplice intermediazione di un legale. Avremmo così evitato alla macchina della giustizia di attivarsi».