Chi deve prendere il volo da Catania a Firenze. Il decollo è previsto alle 20 e 50. L’aereo però è in ritardo e solo alle 23 inizia l’imbarco. Ma quando tutti sono seduti a bordo, il pilota annuncia che l’aeroporto di Firenze a mezzanotte chiude e quindi si atterrerà a Bologna. Proteste dei passeggeri, alcuni ottengono di poter scendere, passa altro tempo e alla fine l’aereo decolla per arrivare a Bologna dopo l’una di notte. E da lì i passeggeri vengono trasportati con un pulmino nel capoluogo toscano: un’altra ora di viaggio. Il giorno dopo la compagnia offre a Carlo un voucher da 10 euro di risarcimento.
Giulia B. è in attesa della partenza a Orio al Serio, Bergamo, per andare a Palermo dove l’aspetta un’amica che arriva dall’estero. Ma per le cattive condizioni meteo, l’aereo che doveva portarla in Sicilia atterra a Malpensa invece che a Orio e il volo per Palermo viene cancellato. A quel punto la ragazza decide di salire su un autobus per Linate, Milano, per prendere un altro volo, il cui prezzo nel frattempo è raddoppiato: da 200 a 400 euro.
Un gruppo di quattro manager di una grande multinazionale sono a Monaco di Baviera e hanno già fatto online il check-in per Milano, un viaggio che prevede lo scalo a Francoforte. Qualche ora prima di partire vengono informati che il volo della prima tratta è cancellato. Allora i quattro corrono con un’auto a noleggio a Francoforte, dove però scoprono che sono stati spostati «automaticamente» su un aereo che parte dopo cinque ore. E nessuno li aveva avvertiti.
Tutte storie vere, recentissime, che coinvolgono sia compagnie low cost sia tradizionali. Alzi la mano chi non ha mai vissuto un’esperienza simile. Tra ritardi, cancellazioni, affollamento, volare è sempre meno piacevole, soprattutto per chi non ha la possibilità di accomodarsi in business class. Il fascino del viaggio in aereo è ormai una lontana sensazione dei passeggeri più anziani.
Oggi volare è uno stress che inizia perfino prima di mettere piede in aeroporto, quando si apre il computer ci si prepara a comprare il biglietto.
«Colpa» delle low cost
Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti, associazione che riunisce le agenzie di viaggio, riconosce che l’avvento delle low cost ha aperto nuovi confini per i viaggiatori europei, arricchendo l’offerta di nuove destinazioni e abbassando drasticamente i prezzi. All’inizio si è trattato di un fenomeno positivo, in particolare per i giovani. Ma in seguito per i passeggeri la situazione è peggiorata: «I nostri clienti fanno fatica a orientarsi nella giungla di tariffe, non sono sicuri di quali bagagli possono portare con sé senza pagare un sovrapprezzo, e rischiano di dover versare una multa se non hanno effettuato il check-in sul web o se non producono la carta d’imbarco su carta (richiesta in alcuni aeroporti) o se hanno sbagliato il nome sul biglietto». Ormai la maggior parte delle linee richiede un supplemento per assicurarsi un posto comodo, che è vitale per chi è molto alto: già, perché la distanza tra i sedili degli aerei è diminuita in modo significativo nel corso degli ultimi decenni, passando in media da circa 89 centimentri agli inizi degli anni 2000 agli attuali 78-81 per i posti economy. L’associazione Altroconsumo ha verificato su cinque compagnie a basso costo che aggiungendo servizi come il bagaglio a mano, un bagaglio in stiva e la scelta del posto il prezzo del biglietto può aumentare anche del 363 per cento. Con alcune low cost era a pagamento anche l’accompagnatore dei bambini o dei disabili, gabella contestata dall’Enac, l’autorità che vigila sull’aviazione civile, da tempo in rotta di collisione con Ryanair. Se il passeggero ha un problema e prova a chiamare il numero verde di una low cost può aspettare ore, mentre in aeroporto c’è magari solo un banco check-in con una fila chilometrica. Il peggioramento del servizio ha contagiato anche le compagnie aeree tradizionali, che si sono inventate mille gabelle e un labirinto di tariffe e di regole. E naturalmente se non si usa la carta di credito su internet non si può fare nulla.
Poi c’è il tema caldo dei prezzi, che sono estremamente variabili e arrivano a livelli eccessivi quando si acquistano gli ultimi posti disponibili oppure i biglietti per le destinazioni periferiche come le isole. Pierluigi Di Palma, presidente dell’Enac, spiega che il fenomeno è dovuto alla forte ripresa del traffico, gli aerei in certi periodi sono pieni (il load factor arriva al 90 per cento quando di solito era del 70) e questo ha provocato l’impennata del costo dei biglietti, governata dagli algoritmi. «Sono problemi su cui dovrà intervenire il Parlamento europeo» sostiene Di Palma.
Nei gironi infernali degli aeroporti
Acquistato il biglietto ci si prepara ad affrontare la prima tappa del viaggio: l’aeroporto. Passata la crisi del Covid, gli scali sono stati investiti da una massa enorme di passeggeri che continua a crescere. Nel 2023 a livello globale hanno volato 8,4 miliardi di persone e nel 2024 il loro numero è aumentato del 13,8 per cento. In Italia nel 2023 hanno viaggiato in aereo oltre 197 milioni di passeggeri con un balzo del 20 per cento rispetto al 2022, e quest’anno supereranno il record pre-Covid: vent’anni fa erano 92 milioni, meno della metà. «Come Enac rivendichiamo il successo del sistema italiano, che evitando i tagli al personale durante il Covid ha potuto recuperare traffico aereo più rapidamente degli altri Paesi» dice Di Palma, che però avverte: «Questa estate rischiamo una crisi di crescita».
Alcuni aeroporti, come Fiumicino a Linate, hanno effettuato gli investimenti necessari per gestire il grande afflusso, altri non si sono adeguati e nei periodi di punta con l’accavallarsi dei ritardi costringono i viaggiatori ad accamparsi alla bell’e meglio. I controlli di sicurezza dopo l’11 settembre 2001 sono diventati più accurati e sono ulteriore causa di code. Ci sono stati dei miglioramenti grazie alla tecnologia: per esempio non occorre più estrarre il computer dalla borsa e questo taglia i tempi. Ma non tutti gli scali sono attrezzati e alla mattina presto o di notte il personale non basta. Racconta un passeggero: «All’aeroporto di Orio al Serio a Bergamo mi sono trovato davanti una fila così lunga ai controlli di sicurezza che sono stato costretto ad acquistare la fast track per 12 euro. Una cifra non alta in assoluto, ma che rappresentava il 10 per cento del costo del biglietto».
L’Enac ha creato un team che sta monitorando gli aeroporti interessati da un forte aumento del traffico e sta cercando di eliminare i colli di bottiglia, come i controlli di sicurezza troppo lunghi o i picchi di arrivi e partenze in certe fasce orarie. In Europa, di fronte all’aumento del traffico e del rumore, alcuni scali hanno tentato di porre un limite: il governo olandese aveva annunciato una riduzione unilaterale dei movimenti a Schiphol da un limite teorico di 500 mila voli a 460 mila per la stagione estiva 2024, con un ulteriore taglio previsto a 440 mila. Ma le compagnie si sono opposte avviando uno scontro legale.
Ritardi e cancellazioni
Superati i controlli di sicurezza si aspetta l’imbarco. E la probabilità di subire un ritardo è elevata. Nel 2023, quasi tre voli su dieci in Europa hanno accusato più di 15 minuti di ritardo, più che nel 2022 e molto peggio rispetto al 2019 pre-pandemico. L’indagine di Italia Rimborso rivela che nel 2023 ben 650 mila viaggiatori in Italia avrebbero subìto disservizi nei loro viaggi, con richieste di risarcimento stimate in 163 milioni di euro. Tra le prime 15 compagnie aeree per disservizi, basate su oltre 50 mila segnalazioni degli utenti, spiccano Wizzair e Ryanair. Quest’ultima si conferma anche la compagnia con il maggior numero di ritardi. Tra gli aeroporti, quelli dove sono stati segnalati più problemi sono Milano Malpensa, Fiumicino, Bergamo, Linate e Catania. A Malpensa nel 2023 si sono verificati con 469 ritardi e 312 cancellazioni.
Le principali cause dei disservizi sono l’aumento del traffico, il meteo e problemi tecnici agli aerei. Le low cost sfruttano di più i loro jet, facendogli fare anche 10 voli al giorno, contro i 6-7 delle compagnie tradizionali. Di conseguenza i tempi tra un atterraggio e un decollo sono più stretti e basta un piccolo imprevisto per far ritardare con un effetto domino una raffica di collegamenti. Nel caso in cui un aereo accusi un problema tecnico, se la linea è grande può provvedere alla sostituzione, procurando però lunghe attese ai passeggeri, mentre se la compagnia è una di quelle più piccole e giovani, l’epilogo più probabile è la cancellazione del volo.
«Lungo le aerovie sui cieli europei, dove ci sono distanze minime da un velivolo e l’altro che non si possono ridurre, basta un piccolo intoppo per avere ripercussioni su molti altri voli. È una rete molto densa e il sistema è al limite, basta uno sciopero dei controlli francesi per causare danni dalla Svezia in giù» dice Riccardo Canestrari, presidente del sindacato dei piloti Anpac e comandante di Airbus A330. Che tuttavia aggiunge: «Dal mio osservatorio vedo un sistema che funziona, anche se i volumi di traffico aereo sono cresciuti vertiginosamente». Canestrari ha notato inoltre un aumento di fenomeni atmosferici estremi, che non colpiscono tanto i voli quanto gli aeroporti, con bombe d’acqua improvvise o allagamenti che ne bloccano l’operatività.
Dal paradiso della business class
I disagi sopportati dalla massa dei turisti non toccano gli uomini d’affari che viaggiano in business class. Gaspare Magnifico è export manager della Ferrarelle e vola spesso sull’Atlantico: «Rispetto al periodo pre-Covid la mia esperienza negli aeroporti è migliorata. I tempi di attesa per i controlli di sicurezza si sono ridotti, le informazioni sui voli ormai ti raggiungono sul telefono, le lounge sono sempre più accoglienti e anche a bordo degli aerei le compagnie offrono servizi migliori e innovativi». Tuttavia il manager ha riscontrato una moltiplicazione delle tariffe business, con l’introduzione di biglietti a prezzi inferiori con minori flessibilità rispetto a quelli a prezzo pieno.
Scesi dall’aereo, recuperato il bagaglio (sempre che non sia tra i 26 milioni di colli smarriti ogni anno nel mondo), si può finalmente iniziare la vacanza o il viaggio di lavoro. Come quel signore che arrivato la sera a Malpensa si è diretto in stazione per prendere l’ultimo treno per Milano. Per scoprire che era stato cancellato. Ma questa è un’altra storia.
