UDINE. È da pochi giorni in libreria “Arte italiana. un percorso in cinquanta opere dal Romanticismo alla video performance” (Carocci editore, 296 pagine, 32 euro), un volume curato da Alessandro Del Puppo, professore ordinario di storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Udine.
Il volume è un viaggio nella storia d’Italia e anche in quegli aspetti della storia d’Italia nei quali gli artisti hanno spesso saputo cogliere accenti e riflessi peculiari, forti della propria libertà di visione sul mondo. Il libro contiene cinquanta schede dedicate ad altrettante opere d’arte.
Tra queste ben quattro sono state selezionate nelle collezioni di due dei principali musei regionali: il dipinto Prima che si apra il paracadute (1939) del tardo – futurista goriziano Tullio Crali, esempio straordinario di aeropittura, custodito a Udine a Casa Cavazzini; e poi, del Museo Revoltella di Trieste, il gruppo scultoreo allegorico in marmo La ninfa Aurisina di Pietro Magni, realizzato su commissione del Barone Revoltella nel 1858 per celebrare l’apertura dell’acquedotto triestino, e i dipinti Meriggio del torinese Felice Casorati, tempera su tavola del 1923 acquistata alla Biennale di Venezia, e Il palombaro (1931) del triestinissimo Carlo Sbisà, opere che, a titolo diverso, documentano gli anni del Fascismo.
«Il libro comincia – così ci racconta Del Puppo – con una statua verista fatta da uno scultore svizzero a ridosso dei moti risorgimentali, lo Spartaco di Vincenzo Vela, e si chiude con due opere contemporanee: Centro di permanenza temporanea, un video sul tema dell’immigrazione di un artista albanese che lavora a Milano, Adrian Paci, e Sotto tiro, la videoperformance di una giovane artista siciliana, Silvia Giambrone, sul tema della violenza di genere. In mezzo c’è il racconto di una nazione».
Storie avvincenti, che da una singola opera allargano l’inquadratura a tutto il mondo circostante in quel qui ed ora della Storia, intrecciando vita e arte. E ancora incrociando i percorsi complicati anzi, i viaggi, che fanno certi lavori passando di mano in mano, a volte di nazione in nazione, lasciando traccia di sé prima di finire in museo: sono quasi tutte opere visibili in collezioni pubbliche italiane.
«Cinquanta opere sono relativamente poche – prosegue del Puppo – e si tratta di esempi non canonici, che spesso non si trovano nei manuali ma che possono raccontare le diversità di accenti, ovvero come gli italiani hanno vissuto e si sono rappresentati dal’Unità in poi, fino al presente».
Un percorso arduo – il libro ha richiesto diversi anni di lavoro – rigoroso, realizzato con la collaborazione di una squadra di storici dell’arte contemporanea selezionata tra docenti di lunga esperienza e ricercatori di più recente generazione – Giorgio Bacci, Fabio Belloni, Alessandro Botta, lo stesso Del Puppo, Flavio Fergonzi, Giorgia Gastaldon, Francesco Guzzetti, Laura Iamurri, Nicol Maria Mocchi, Luca Pietro Nicoletti, Chiara Perin, Paolo Rusconi, Ilaria Schiaffini, Denis Viva, Claudio Zambianchi, Giorgio Zanchetti -: ben nove di questi si sono formati a Udine o sono passati per l’Università di Udine per specializzazioni e docenze. «Il volume è un testo universitario, ma è nato ed è stato pensato anche per un pubblico vasto, interessato alla vicende dell’arte italiana: abbiamo coniugato l’aspetto divulgativo con quello del rigore scientifico e della ricerca, cercando di raccontare in maniera chiara aspetti difficili».
Ci si trova di fronte a testi redatti con passione, oltre che profondi e raffinati, a volte veri e propri racconti che intrecciano vita e arte, sottolineano la peculiare sensibilità degli artisti nel cogliere le vibrazioni della loro contemporaneità, restituendola nella materia o attraverso altri linguaggi espressivi.
«Non c’è soltanto l’arte “alta”, riconosciuta come tale – così ancora Del Puppo – ma per esempio anche un capitolo dedicato ad un progetto grafico di Francesco Messina, autore della copertina dell’album di Franco Battiato La voce del padrone che ha avuto milioni di copie: un buon esempio di come il linguaggio dell’arte contemporanea dalle tecniche tradizionali discende fino alle immagini di diffusione di massa. È anche così che si costruiscono l’immaginario e la cultura visiva degli italiani».
