L’obiettivo delle nuove linee guida per i bandi delle concessioni balneari «che come tali non possono essere impugnate perchè non sono una legge» è quello di aumentare la qualità dei servizi offerti ai cittadini «spesso insufficiente» e non tanto quello «di fare crescere gli incassi per Regione e Comuni» che nel 2023 si aggirano attorno ai 5 milioni 600 mila euro.
La linea è quella dell’esecutivo di Massimiliano Fedriga contenuta nella delibera di giunta con cui, appunto, sono state definite le linee guida per le concessioni balneari e che lunedì 24 giugno l’assessore al Demanio Sebastiano Callari ha presentato ad amministratori e rappresentanti del settore.
Una linea che, almeno a parole, si pone una serie di obiettivi per un settore che alle nostre latitudini, spesso, non regge il confronto qualitativo con altre regioni e, soprattutto, con l’estero.
Da una parte, per Callari, bisogna alzare il target, ma dall’altra prendersi cura di chi non può permettersi di pagare decine di euro per un ombrellone ampliando la fascia di spiagge libere. Il tutto tenendo ben presente un concetto di base.
«Troppe volte i concessionari si comportano come proprietari di un bene – sostiene Callari – che invece era e resterà pubblico».
La delibera di giunta attraverso la quale la Regione ha fissato le linee guida per i bandi è arrivata al termine di un lungo lavoro di confronto con i soggetti interessati.
Alla fine dello scorso anno, motivando la scelta con il maltempo autunnale che avrebbe reso impossibile la predisposizione dei lidi per l’estate, la giunta ha prorogato le concessioni scadute sino alla fine di quest’anno, tra l’altro termine massimo concesso da diverse sentenze nazionali.
Nel frattempo, l’assessorato di Callari ha messo in funzione un tavolo tecnico per definire, appunto, un pacchetto di criteri uniformi e validi per tutti i Comuni.
Un lavoro durato alcuni mesi e alla fine del quale la giunta ha dato il proprio via libera alle linee guida regionali.
Cronologicamente parlando, le prime ad andare a gara saranno le concessioni già scadute – come ad esempio tutti gli uffici di Lignano Sabbiadoro tranne il 19, l’Efa Village e due stabilimenti in zona Sacca a Pineta – con quelle in vigore che resteranno tali senza dover sottostare, al momento, ai nuovi criteri.
«Tradotto in maniera concreta – prosegue Callari –, se è vero che alcuni Comuni vorrebbero bandire le gare già a fine agosto, la certezza è che queste dovranno tenersi entro il 31 dicembre.
La prossima estate, dunque, avremo nuovi gestori, siano essi in continuità o meno con quelli “vecchi”, nel ruolo di concessionari».
Quanto alle durata delle concessioni, varieranno da un minimo di sei anni – nel caso non si effettuino investimenti nell’area – a un massimo di 15 per quelle Comunali, con la Regione che, invece, può salire fino a 20.
La ratio dell’azione della giunta è chiara. «Vogliamo creare valore e migliorare l’offerta turistica del Friuli Venezia Giulia – dice Callari – rendendola congrua a tutti i target.
Da qui l’inserimento nelle linee guida per il rilascio delle concessioni demaniali marittime di una porzione minima di area da destinare a spiaggia libera in cui assicurare servizi quali le pulizie e il salvamento, ma anche la possibilità di allargare l’offerta a un settore di lusso ad esempio con la finanza di progetto, ovvero la presentazione di un’iniziativa di pubblico interesse da realizzarsi su un bene del demanio marittimo. Il privato realizza l’opera e la gestisce attraverso una concessione demaniale marittima».
All’interno delle linee guida viene prevista una valutazione dell’offerta tecnica non inferiore all’80% mentre quella economica vale al massimo il restante 20%.
«Questo si traduce nel fatto – spiega Callari – che se un vecchio gestore chiederà di ottenere una nuova concessione alle medesime condizioni precedenti, e con ombrelloni vetusti, con ogni probabilità non otterrà nemmeno un punto quanto a valutazione della qualità».
Callari, insomma, vuole «imprenditori che puntino a fare concorrenza ai resort di lusso in Croazia», ma rivolge anche un occhio di riguardo a chi non può permettersi il costo di uno stabilimento attrezzato.
Non c’è un vero e proprio obbligo, «ma premieremo in termini di punteggio chi prevederà una porzione di spiaggia libera non inferiore al 10% dell'estensione lineare della concessione, assicurando alcuni servizi quali le pulizie e il salvamento».
Se l’applicazione del concetto di spiaggia libera cozza, almeno in parte, con il racconto degli ultimi mesi, viene invece confermato come il diritto di prelazione sarà garantito soltanto «dove c’è un prevalente interesse pubblico allo svolgimento dell’attività in spiaggia, come nel caso di servizi rivolti a scuole, assistenza sociale, supporto ai disabili oppure attività connesse alla salute».
Diverso, infine, il discorso relativo alle polemiche sull’incameramento, da parte del demanio pubblico, delle opere realizzate dai concessionari uscenti senza apposito indennizzo.
«A me dispiace – conclude l’assessore –, ma temo che chi protesta debba mettersi l’anima in pace, a meno di interventi statali in materia. Il Consiglio di Stato, infatti, ha stabilito che l’incameramento gratuito non si può applicare soltanto in presenza di concessioni in proroga, non dal momento della scadenza.
Il concetto, nel dettaglio, è che l’uscente abbia avuto un numero di anni sufficiente a garantire il ritorno dall’investimento effettuato.
E in regione, tra l’altro, non abbiamo mai affidato una concessione senza inserire, all’interno del contratto, un numero di anni congruo a garantire un adeguato ammortamento degli investimenti effettuati»
