«Sono il Santo Padre, chiamo per sapere come state e per dirvi che prego per vostro figlio Riccardo»: queste le parole che ha sentito al telefono Ezio Barbera, papà del piccolo Riccardo, morto lo scorso 31 maggio a Padova a soli otto anni a causa di una malattia durata quattro anni.
La telefonata di papa Francesco è arrivata domenica 23 giugno alle 15 e ha lasciato di stucco Ezio Barbera che mai avrebbe pensato a un messaggio dal vivo del pontefice.
«Dopo una settimana di stop, ho deciso di riaccendere il telefonino e subito è arrivata una chiamata con la scritta “sconosciuto”, sinceramente non volevo rispondere perché pensavo si trattasse di scocciatori» racconta l’uomo, «poi, non so perché, ho risposto e una voce mi ha detto: “Sono il segretario particolare del Papa, attenda un attimo in linea”. Ecco, in quel preciso momento, sono rimasto di sasso e non appena il Santo Padre ha iniziato a parlare mi sono tremate le gambe. Mi ha salutato con estrema dolcezza, presentandosi e dicendomi che la sua chiamata era a sostegno della mia famiglia, che ci pensava e che Riccardo è stato e sarà per sempre un dono per tutti noi».
Ripresosi dalla sorpresa, Barbera ha iniziato a porre dei quesiti al pontefice: «Sono sempre stato fermamente religioso e cattolico e dopo la tragedia che abbiamo vissuto, avevo delle domande che mi ronzavano in testa» racconta, «così gli ho chiesto se Riccardo fosse in Paradiso e papa Francesco subito ha detto di sì, che certamente un’anima pura, un dono del Signore come lui era vicino al Padre. Ho chiesto il perché Riccardo abbia dovuto vivere un calvario simile e il senso della sua morte. Lui ha sospirato e detto subito che nostro figlio è stato un bambino speciale, che con il patimento vissuto ha saputo avvicinare tante persone alla parola di Dio, che è stato un esempio per tutta la comunità».
Mentre parlava con il Papa, Ezio Barbera ha cercato di capire come fosse arrivato a lui.
«Il 18 maggio eravamo andati a Verona per vedere papa Francesco e Riccardo nonostante stesse malissimo e fosse pieno di dolori, con caparbietà ha deciso di rimanere fino alla fine della funzione per ricevere una carezza dal pontefice. Al termine della cerimonia il Papa si è avvicinato al nostro bambino e l’ha abbracciato: in quel momento mia figlia Vittoria di dieci anni gli ha consegnato una lettera nella quale raccontava del fratellino, della sua malattia e chiedeva un miracolo, una preghiera e in fondo allo scritto aveva lasciato anche il numero di mamma Margherita, ma non il mio».
Ma il Papa, c’è da immaginare, può tutto e di sicuro è riuscito a procurarsi il numero di cellulare dell’uomo: «Dopo i primi momenti di stupore, è partita una bella conversazione che è durata almeno dieci minuti. Mi ha spiegato che non esiste una parola nel mondo che identifichi la perdita di un figlio: esiste il termine vedovo, orfano e altri, perché non è naturale che una coppia perda la prole. Ha sottolineato che pensa a Riccardo e a noi tre, alla mia famiglia. Infine, mi ha dato la sua e-mail, mi ha detto di scrivergli, di contattarlo per qualsiasi cosa. È stato anche simpatico, mi ha chiesto di pregare per lui in bene e non in male. Non ci sono proprio parole per la grande emozione che ho sentito» ammette Ezio Barbera, «sono colpito che un uomo così impegnato, un capo di stato come lui, abbia trovato del tempo per noi».
