l’intervista
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«C’è stato un rallentamento rispetto al 2019, ma i numeri assoluti della durata dei procedimenti dicono che il tribunale di Pavia è tra quelli con i tempi migliori, con soli 341 giorni di definizione». Il presidente del tribunale di Pavia, Guglielmo Leo, interpreta così la classifica del Sole 24 ore, che sulla base di dati ministeriali ha fotografato la situazione di 35 tribunali (tra cui Pavia) in relazione alla durata dei procedimenti civili, a partire dalla variazione percentuale rispetto al 2019.
La classifica misura però la “frenata” della giustizia civile e Pavia è al decimo posto tra i tribunali che hanno rallentato di più.
«Le classifiche risentono di tanti fattori, come la mobilità dei magistrati e degli amministrativi, e sono spesso basate su dati non omogenei, ma c’è un dato generale da tenere presente: se si parte da una situazione di impresentabile lunghezza dei processi, il recupero dei tempi è, oltre che doveroso, anche più facile. Più complesso migliorare tempi già positivi e ridurre il cosiddetto disposition time per tribunali che già funzionano bene: Pavia ha la durata dei procedimenti più breve dopo Udine».
L’obiettivo imposto dal Pnrr punta a ridurre i tempi dei processi civili nei tre gradi di giudizio del 40% entro giugno 2026 ma anche a tagliare l’arretrato.
«Il 40% è un obiettivo nazionale, quindi concorreranno tutti i tribunali, soprattutto quelli che hanno margini di miglioramento. Per quanto riguarda la riduzione dei procedimenti più risalenti il dato è che più si affronta l’arretrato e più si rallenta, perché tra questi procedimenti ci sono quelli più impegnativi, come i fallimenti e le procedure concorsuali, che durano più a lungo. A Pavia il rallentamento era inevitabile perché ci siamo soffermati molto sull’arretrato, di fatto quasi azzerandolo. Ridurre l’arretrato, al di là degli obiettivi, è importante perché altrimenti si nega la giustizia alle persone, ma questo richiede un impegno e un tempo che bisogna sottrarre al lavoro corrente».
E poi c’è il problema del personale, con cui il tribunale di Pavia deve fare i conti sempre più spesso. Come è la situazione?
«Intanto diciamo che nel 2019, l’anno di paragone per la classifica sui tempi della giustizia, il tribunale di Pavia era quasi a organico pieno, di sicuro eravamo messi meglio di adesso. La situazione più complicata riguarda il personale amministrativo: con le ultime partenze siamo scesi da 136 a 83 persone. Il 2023 è stato l’anno più difficile, abbiamo dovuto rinunciare a tanto personale».
Un settore molto scoperto riguarda gli addetti all’Ufficio del processo. Che numeri ha Pavia?
«Dovrebbero essere 36 ma sono 13, due hanno lasciato pochi giorni fa. Sono figure importanti per l’andamento dei procedimenti».
L’altro nodo critico riguarda i giudici di pace.
«Su nove in organico ce ne sono tre. Siamo sempre sotto il 50%, quindi con l’acqua alla gola. Sono pochi anche i Got, i giudici onorari. In generale gli obiettivi ambiziosi possono essere raggiunti solo se si investono risorse, ma quelle che ci sono non bastano neppure a sostituire il personale che va in pensione». —
