Una microalga profilera massicciamente grazie al caldo, provocando cattivi odori e bloccando pescatori e diportisti. Le sole speranze: bora a Trieste e maltempo sul litorale
I primi avvistamenti sono stati segnalati tre settimane fa sulle coste dell’Istria occidentale, ma il fenomeno mucillagini riguarda tutto l’Adriatico sostanzialmente da Ancona a Trieste. Dal 17 giugno hanno fatto la loro comparsa nel golfo di Trieste, le coste dell’Istria e della Dalmazia, invadendo le insenature, i porticcioli, le marine...
Le immagini del canale di Ponterosso a Trieste completamente ricoperto da una patina giallastra, viscida, dalla consistenza quasi fangosa, hanno dominato per giorni, incuriosendo anche i turisti. Un simile fenomeno – che ora si è esteso in maniera accentuata anche sulle coste del Veneto e dell’Emilia Romagna - con questa intensità non si registrava a Trieste da 17 anni, sebbene nel 2007 l’impatto, anche visivo, sulla costa non fu così accentuato. Ancora prima alla metà degli Ottanta.
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I campionamenti effettuati dai tecnici di Arpa Friuli Venezia Giulia hanno permesso di rilevare la presenza numerosa del dinoflagellato Gonyaulax fragilis. «Si tratta di una microalga - spiega Arpa - normale componente nel popolamento microfitoplanctonico locale. Non è un organismo produttore di tossine e pertanto è del tutto innocuo per la salute umana e per gli altri organismi marini».
Le Gonyaulax fragilis «compiendo il loro ciclo vitale – illustra il direttore tecnico scientifico di Arpa Fvg Fulvio Stel – producono queste secrezioni, le mucillagini, che nella fase della fermentazione generano anche un cattivo odore, e che hanno una base zuccherina». Il rischio «è che questi zuccheri si leghino all’ossigeno presente nell’acqua, creando un problema di anossia alle specie animali». Arpa sta monitorando anche questo aspetto «e al momento – assicura – la situazione è sotto controllo».
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Ma cosa può aver favorito una fioritura così importante di questo organismo, nello specifico della Gonyaulax fragilis? «Le condizioni meteoclimatiche di questo inizio estate, che probabilmente grazie all’apporto di nutrienti giunti in mare con le piogge abbondanti dell’ultimo periodo, hanno fornito le condizioni ambientali e le risorse adatte – spiega sempre Sel – a una proliferazione massiccia, generando poi quelle secrezioni, quel materiale mucoso che vediamo anche in superficie».
Stel valuta come «arriviamo da periodi con temperature atmosferiche prevalentemente basse, anche del mare, con l’acqua abbastanza limpida grazie anche alle abbondanti piogge, e con un buon livello di ossigenazione». Poi, «improvvisamente – continua – le temperature si sono alzate, con una forte illuminazione solare: una condizione ottimale per queste alghe che vivono di irraggiamento solare».
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Le particelle di sostanza organica sospese nell’acqua possono variare per aspetto e grandezza e tendono a scurirsi mano a mano che invecchiano, provocando anche uno sgradevole odore. Si passa da una distribuzione a fiocchi, a filamenti fino ad arrivare ad aggregati più o meno estesi e spessi, come quelli presenti negli ultimi giorni nel golfo di Trieste. L’Istituto di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale spiega come «queste aggregazioni in relazione allo spirare dei venti e delle correnti, tendono ad accumularsi nelle baie e nei porti o lungo i pennacchi fluviali – spiega Paola Del Negro, direttore generale di Ogs – dove si compattano formando ammassi informi noti con il termine di mucillagini».
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I diportisti sono fermi da giorni. Le barche sono rimaste nelle marine, perché le mucillagini si infilano nei tubi di aspirazione dell’acqua, utile poi a raffreddare il motore, creando inevitabili danni, soprattutto ai motoscafi che hanno un impianto motoristico più importante. L’ammasso glutinoso, denso, ha messo in ginocchio anche il comparto della pesca, soprattutto quello dedicato al pesce azzurro, vista l’impossibilità delle barche di uscire al largo, e con il rischio che le mucillagini “infanghino” le reti, rendendo difficile il loro issaggio a bordo a causa del peso. Tanta mucillagini e poco pesce nella rete.
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Le speranze, in questi giorni, sono riposte nella Bora, il vento da Est-Nord Est che ha iniziato a soffiare da domenica, con raffiche che stamane hanno raggiunto i 98 chilometri orari. Un’intensità che non si registrava da tempo e che sta contribuendo ad allontanare dalla costa le mucillagini, come aveva previsto l’Arpa e aveva auspicato l’Ogs. I tecnici di Arpa effettueranno nelle prossime ore altri campionamenti per monitorare il fenomeno. Non a caso gli stessi esperti di Ogs e Arpa auspicavano un vento forte per rimescolare il mare, non solo per spazzare lontano le mucillagini che, altrimenti, potrebbero ritornare in modo di nuovo massiccio risalendo in superficie.
