foto da Quotidiani locali
PAVIA. Sono oltre 100mila i pavesi senza medico di base ed entro il 2026 si arriverà fino a quota 170mila. In provincia di Pavia, dove si contano complessivamente 318 medici di medicina generale che assistono 462.821 pazienti, ne mancano 68. Una carenza che non tocca solo territori come l’Oltrepo e la Lomellina, ma anche il Pavese e la stessa Pavia. C’è poi la questione pensionamenti, con 47 medici di medicina generale che diranno addio alla professione entro il 2026. E c’è il problema tirocinanti: nel triennio 2023-2026 se ne contano solo 8.
Il report
A fotografare la situazione provinciale è il report elaborato dal Partito democratico attraverso dati di Regione Lombardia. «Dati che sono molto preoccupanti – sottolineano Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale Pd, e Simone Marchesi, segretario provinciale dem -. I numeri sono contenuti nella risposta all’istanza di accesso agli atti ricevuta dalla Direzione generale del Welfare, presentata per comprendere lo stato dei nostri territori provinciali».
Dal report risulta che la provincia di Pavia sia tra le peggiori della Lombardia. «Nel 2026 i pavesi senza medico di base rischiano di essere 170mila, grazie al fatto che Regione Lombardia sta solo tamponando e non si sta attivando per risolvere il problema della carenza di queste importantissime figure professionali». Nel 2024 i pensionamenti saranno 12, nel 2025 saliranno a 28 e nel 2026 diventeranno in totale 47. «E anche tenendo conto che il numero indicato per ogni anno è cumulativo degli anni precedenti, se non ci saranno adeguate nuove assegnazioni, fra due anni nella nostra provincia altre 70mila persone saranno prive di medico», spiegano gli esponenti Pd che puntano l’indice sulla mancanza di soluzioni vere e definitive.
«Se nel triennio 2022-2025 il numero di tirocinanti totali era di 23 – dicono Fragomeli e Marchesi - nel triennio 2023-2026 i tirocinanti sono 8, nessuno dei quali ha scelto i territori più carenti di medici. E non è una soluzione nemmeno quella di aumentare i pazienti per medico». Il tetto è già salito da 1.500 a 1.800 pazienti a carico di ciascun professionista.
La parola ai medici
«Ma è un numero ingestibile - sostiene Dino Dori, segretario Snami Pavia -. Esiste un problema generale che riguarda la professione medica che non è più appetibile, anche per stipendi inadeguati. Ed esiste un problema che interessa i medici di medicina generale che sono ancora più penalizzati, con una mole di lavoro eccessiva e con incombenze burocratiche decuplicate. Si arriva anche a trenta ore di ambulatorio, oltre alle visite a casa. Sullo scarso numero di tirocinanti pesa anche la retribuzione che è circa la metà rispetto a quella di altre specializzazioni. Il declino della professione è iniziato vent’anni fa con una costante riduzione della spesa sanitaria». Insomma è urgente rivedere il sistema sanitario territoriale.
«Sono necessarie più risorse. Perché i professionisti vanno pagati in modo congruo, altrimenti a parità di lavoro cercheranno una professione che li appaga di più o andranno all’estero – sostiene Giorgio Monti, responsabile provinciale del sindacato Fimmg -. Ci sono 40-50 ambiti da coprire, ma se ne coprono solo 7 o 8. Inoltre ci vuole una nuova riforma del triennio di formazione per i medici di medicina generale, visto che la legge vigente risale al 1996. E’ inoltre evidente l’abbandono da parte delle istituzioni. La medicina generale non è più appetibile come una volta e il carico di lavoro è diventato eccessivo, soprattutto per le colleghe donne. Ma si scappa anche dagli ospedali».
Stefania Prato
