Trasformare due tragedie, le morti di Mattia Coada di 8 anni e di Elettra Friselle di 18 mesi, in una battaglia per la sicurezza sanitaria di un’isola all’interno dell’isola.
Questo hanno fatto le mamme del Lido che dalla morte dei due bambini si stanno mobilitando affinché episodi simili non succedano più.
Questa domenica mattina sono in duecento, nel piazzale di Santa Maria Elisabetta, al Lido di Venezia, per partecipare alla manifestazione per la sicurezza della sanità veneziana.
Uno stand per la raccolta firme per istituire un adeguato servizio di emergenza-urgenza sull’isola, e tanti altri per i laboratori per i bambini, dalla scuola materna fino alle medie, in modo da rendere la manifestazione uno spazio comunitario, da cui i cittadini possono partire per rivendicare i loro diritti.
Le istanze sono chiare: più pediatri, garantire il servizio di pronto soccorso sulle isole e il potenziamento dei trasporti per l’emergenza-urgenza.
A spiegarle è Francesca Cracolici, coordinatrice delle mamme: «Davanti alla perdita di Mattia ed Elettra ci siamo interrogati sul nostro servizio sanitario e abbiamo costatato le mancanze sul fronte pediatrico. Non esiste un pronto soccorso, non ci sono pediatri che sappiano gestire emergenze e urgenze, di notte, nei giorni festivi e nel weekend la guardia medica dice che non è un pediatra. Le due pediatre di base gestiscono anche Pellestrina e altre isole, le attese sono lunghe».
Certo, c’è il Punto di primo intervento (Ppi) dell’Usl 3, a piazzale Ravà, ma Cracolici spiega anche come qui ci sia un solo medico, «di conseguenza alla prima emergenza deve uscire in barca. Così, il codice rosso successivo, resta scoperto».
E in estate, con il boom di turisti e veneziani che si spostano per andare in spiaggia? «C’è un’ambulanza in più, ma non un medico in più» fa sapere.
Per questo, le mamme si stanno battendo per una struttura adeguata che possa prendere in carico i loro bambini nel momento del bisogno. Ad appoggiare la loro battaglia, anche l’amministratore delegato del San Camillo, Mario Basso, che - spiega Cracolici - appoggia la proposta di aprire un pronto soccorso nella struttura agli Alberoni ed è disponibile ad un tavolo con l’Usl.
Su questo, però, Salvatore Lihard del Movimento per la difesa della sanità pubblica non si dice d’accordo: “Il pronto soccorso non può andare al San Camillo che ha 100 posti letto per fisioterapia e neuro riabilitazione. Il servizio di emergenza urgenza ha bisogno di un ospedale, di rianimatori e reparti, non può essere ospitato né lì né nel monoblocco, dobbiamo invece pretendere trasporti veloci” spiega.
Della stessa opinione anche il pediatra in pensione Paolo Regini, che nella sua carriera ha esercitato anche al Lido. «Serve predisporre un servizio efficiente e rapido di intervento in caso di emergenza” conferma, “Quello che conta è che ci sia il personale formato, medici a bordo. Un pronto soccorso idoneo può esserci solo in un centro apposito, non si può improvvisare. Per questo serve puntare sui trasporti» conclude
