«Gli espositori di Horeca, Arredamont e Mig stiano rassicurati: le tre fiere si faranno. E lo siano anche le migliaia di visitatori che hanno messo in conto di onorarci della loro presenza».
Perché è così sicuro il presidente della Provincia di Belluno e sindaco di Longarone, Roberto Padrin?
Perché domani pomeriggio l’assemblea dei soci della Fiera di Longarone deciderà, a meno di sorprese, l’aumento di capitale di 600 mila euro, peraltro già previsto da dicembre 2023. «E dall’aumento di capitale ricaveremo quel mezzo milione di euro circa che permetterà all’Ente Fiera di mettere a norma l’impianto elettrico e quello antincendio. Eravamo in deroga, non fuori norma» precisa ancora Padrin, «e i vigili del fuoco ci hanno chiesto di provvedere».
E infatti settimane fa, su segnalazione anonima, i pompieri hanno fatto un salto alle Fiere, trovandole fuori norma. E quindi, se non vengono messi a norma i padiglioni, in autunno non riapriranno.
La ricapitalizzazione, una volta decisa, dovrà essere formalizzata dai vari soci. Quindi ci vorranno dei giorni perché l’opzione diventi operativa e si trasformi in risorse disponibili per i progetti da cantierare. I maggiori sono il Comune di Longarone con il 22%, la Provincia con il 15%, la Camera di Commercio 15%, la Pro loco di Longarone 12%, l’Unione montana al 10%, l’Uniteis dei gelatieri 6% e ancora Veneto agricoltura e altri enti. «La disponibilità c’è», interviene Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio, «ma dobbiamo chiarirci alcune idee.
Il bilancio dice che la Fiera sta andando bene, ma ci sono eventi che tirano, altri no. Quindi sarà opportuno fare una selezione, mantenendo, anzi consolidando le manifestazioni che tirano. Una volta compiuta questa scrematura, dovremo scegliere quali alleanze fare. E per fare che cosa».
Ritorna, dunque, la prospettiva di un’unità d’azione con la Fiera di Verona? Oppure con quella di Vicenza? «È urgente compiere la ricognizione attesa ormai da anni» ribadisce Pozza «Ma ci sono altre collaborazioni che ci potrebbero interessare. Da Pordenone a Santa Lucia di Piave, da Godega a San Donà di Piave».
Passa da qui il possibile rilancio, oltre che – puntualizza il presidente della Camera di Commercio – per una urgente soluzione del tema dell’accoglienza, che a Longarone, secondo lui, ha degli aspetti ancora irrisolti. «È una ricerca, quella delle collaborazioni, sempre aperta, che ci trova pienamente disponibili» afferma dal canto suo Padrin «Non abbiamo certo paura delle alleanze.
Se c’è stato qualche passo rallentato lo si deve ai temi finanziari rappresentanti dal mutuo di 190 mila euro l’anno che ci troviamo a pagare fino al 2030 e dal secondo mutuo, aperto in piena pandemia che, come sappiamo, è stata un periodo addirittura drammatico». Le categorie sono scese in campo per incoraggiare gli enti pubblici a fare la loro parte. Sorprese, domani, non ce ne dovrebbero essere.