VAL DI CHY
Una passione per l’arte e la grafica che ha preso una strada fuori dall’ordinario: è la storia di Ivan Ventimiglia, 52 anni, valchiusellese di Val di Chy, con una carrozzeria ad Agliè dove dà sfogo alle sue abilità quando non è in giro per il mondo a realizzare opere d’arte attraverso la tecnica dell’aerografia, passione diventata lavoro con il passare degli anni. I clienti importanti non mancano, da Ferrari e Iveco fino alla band dei Metallica.
L’aerografia è una tecnica di disegno molto particolare, in cui è richiesta una precisione quasi maniacale: il colore viene spruzzato su una superficie attraverso uno strumento unico e particolare nel suo genere, l’aeropenna. Con la sua intraprendenza e determinazione, Ventimiglia è riuscito ad arrivare a lavorare per importanti team dell’automotive, tra cui Ferrari F1 e Iveco. L’ultimo dei suoi progetti riguarda la realizzazione della grafica dei ben 72 mezzi del tour europeo della band internazionale dei Metallica.
Quando e come ha intrapreso questa professione?
«Mi sono avvicinato alla tecnica pittorica per disegni e grafiche su qualsiasi superficie a partire dai miei studi delle scuole superiori, ma ho deciso successivamente di specializzarmi nell’automotive. Ho frequentato la scuola per disegnatori grafici e pubblicitari, per poi specializzarmi nella tecnica della aerografia. Sono diventato un professionista nel 1992, quando ho cominciato a lavorare in quest’ambito nel mondo delle moto, la mia seconda più grande passione. La mia attività si è piano piano evoluta, finché sono riuscito ad arrivare ai grandi marchi dell’automotive, tra cui Ferrari ed Iveco. Il mio compito è quello di eseguire pezzi unici per le presentazioni dei vari modelli nelle fiere ed esposizioni di questo settore. Nonostante gli anni di professione alle spalle, per me lo studio non finisce mai: il campo del disegno è per me un’evoluzione continua. Attualmente lavoro in giro per l’Europa, anche se prevalentemente in Italia. Mi occupo di diversi tipi di progetti, lavorando sempre in squadra: non si è mai da soli e questo porta a conoscere un sacco di professionisti del settore».
Perché proprio la specializzazione nell’aerografia?
«L’aerografia è una delle tecniche di disegno più difficili. Non si può toccare la superficie su cui si lavora e lo strumento che realizza il progetto, l’aeropenna, è molto particolare. Con essa si possono realizzare effetti unici nel loro genere. Servono una gestualità ed una manualità incredibili, serve un’attenzione mirata al minimo dettaglio. Quando mi ci sono avvicinato, a 14 anni, è stato per me un amore a prima vista, ne sono rimasto subito affascinato. Dopo averla utilizzata a scuola, ho ricevuto quel Natale la mia prima aeropenna: ho cominciato spruzzando vernice nella mia cameretta».
Di cosa si occupa precisamente in questo ambito?
«Sostanzialmente eseguo progetti. Quando devi eseguire un progetto già pensato, sei costretto a studiare come realizzarlo e questo ti porta ad imparare un po’ di tutto. Realizzo dalla grafica piatta alla tridimensionale, fino al ritratto. Non c’è una figura specifica o un tema che prediligo, mi piace il lavoro originale e fatto bene. Mi chiamano anche soltanto per sfumare due colori perché la mia tecnica è fatta bene. Deve essere assolutamente impeccabile perché io ne sia soddisfatto. Sono riuscito a lavorare per due anni in Ferrari Formula 1 e in nell’area prototipi di molti altri marchi importanti di automobili, dove il dettaglio deve essere curato in maniera più che precisa».
Qual è il progetto di cui va più fiero?
«Il lavoro di cui sono più soddisfatto è sempre l’ultimo che eseguo: in questo caso realizzare disegni sui mezzi per il tour dei Metallica. Il progetto era già preparato, le macchine erano in tutto 72, con la richiesta di tempi molto stretti. Fondamentalmente per essere riuscito ad eseguirle tutte e 72 ho viaggiato tra Barcellona, per realizzare le prime aerografie, che sono servite ad avere l’approvazione del progetto in generale, e Madrid, dove sono andato a formare una squadra per portare a termine il progetto. È stata per me una grandissima soddisfazione, sono cresciuto ascoltando la band».
Se dovesse trovare un difetto nel tuo lavoro, quale potrebbe essere?
«Sono sicuramente i tempi ristretti e la ricerca della perfezione quasi assoluta: negli ultimi 15 anni non c’è stato un lavoro che io sia riuscito a fare con calma. Il problema non si verifica, invece, lavorando con i privati, da chi personalizza il casco al serbatoio della moto. C’è un altro approccio con il cliente, che diventa quasi un amico; qui posso prendermi dei tempi più lunghi per curare meglio il lavoro».
C’è un progetto che le è rimasto particolarmente a cuore?
«Un progetto molto bello è stato eseguito per Garage Italia Custom, squadra di cui feci parte nel 2017. Tra le varie personalizzazioni di auto di alto livello ci occupammo di alcune Fiat 500 per la presentazione del film di Guerre Stellari: le auto erano diventate quasi dei robottini. Una seconda risale al 2022, quando Iveco mi ha chiesto di personalizzare dal vivo, all’interno del suo stand durante una fiera del settore, un furgone elettrico. Ho lavorato in live, mentre ero circondato da numerosissime edizioni uniche che avevo personalizzato io stesso. Inoltre, avevo intorno a me molte persone. È stato come se il tempo si fosse fermato per un attimo».
Come è riuscito a farsi conoscere nell’ambito dell’automotive?
«È successo tutto in maniera casuale, risale a quando un’azienda che produce aeropenne mi propose di partecipare ad una fiera e lavorare in live con altri aerografisti. In quel momento mi avvicinò una persona, presentandosi. Qualche tempo dopo quella stessa persona mi chiamò proponendomi di dare una mano all’interno della Scuderia Ferrari. Grazie a questa circostanza sono entrato in questo mondo. Sono convinto che per arrivare a questi livelli l’unica cosa necessaria è impegnarsi per riuscire a fare le cose bene».
Quale prospettiva vede, in futuro, per la sua professione?
«È una professione di nicchia, anche se si sta facendo di tutto per diffonderla. La realtà è che le richieste non sono moltissime, ma resta il problema principale che non c’è abbastanza personale qualificato. Questa professione richiede un livello altissimo di preparazione e una dedizione maniacale e continua. Le tecniche con cui lavoriamo sono cambiate nel tempo e continuano a cambiare, con una cadenza pressoché biennale, e bisogna sapersi adattare a queste continue esigenze diverse. Spesso vedo molti giovani scoraggiarsi nell’intraprendere questo tipo di mansioni».
Quali sono i suoi progetti in serbo per il futuro?
«Mi sto spostando anche su altri ambiti artistici. Ora mi sto muovendo verso il tatuaggio, mi sono avvicinato a questo settore come a una nuova tecnica pittorica dopo averle sperimentate tutte. Ho provato questo tipo di tecnica una trentina di anni fa, ma oggi le attrezzature sono nuovissime e molto evolute rispetto al passato. Si è rivelato un mondo completamente nuovo e più semplice. Questo nuovo tipo di progetto mi permetterebbe di fermarmi. Passo otto mesi all’anno fuori casa, avrei bisogno di rallentare un po’». —
