Costoso scivolone del gruppo Dr Automobiles, che nei video promozionali utilizza il tricolore inducendo il consumatore a pensare che le auto siano fabbricate interamente in Italia. Peccato che non sia vero. Le comunicazioni commerciali di Dr Automobiles Srl indicano “in modo ingannevole l’Italia anziché la Cina come luogo di produzione delle vetture commercializzate con i marchi Dr ed Evo”. Lo ha stabilito l’Antitrust che ha comminato una maxi-sanzione da 6 milioni alla casa automobilistica, accusata di aver attuato pratiche commerciali scorrette. L’azienda nata nel 2006 ha avuto un boom di vendite proprio nello scorso anno: se si pensa che tra gennaio e ottobre 2023 sono state immatricolate 21.056 auto a marchio Dr e 5.623 a marchio Evo.
Sono due, secondo l’Autorità, le pratiche scorrette. Una riguarda i messaggi e le delle comunicazioni commerciali diffusi almeno a partire dal dicembre 2021 attraverso vari canali. Che hanno indicato l’Italia come origine e luogo di effettiva produzione delle autovetture commercializzate. Si tratta però di autoveicoli prodotti in Cina, salvo marginali interventi di rifinitura e di completamento. “La pratica ingannevole – si legge in una resoconto del garante – è coincisa con un periodo di forte aumento delle vendite delle autovetture a marchio Dr ed Evo sul mercato italiano”.
Ma l’istruttoria di Agcm ha anche accertato che, almeno dal 2022, Dr Service & Parts e Dr Automobiles “non hanno garantito un adeguato approvvigionamento dei pezzi di ricambio. E neppure una corretta assistenza post-vendita, tramite la rete dei concessionari e delle officine autorizzate, cui non è stata fornita idonea formazione tecnica”. Una criticità che “può ostacolare l’esercizio dei diritti dei consumatori”. Ora le società hanno due mesi per far sapere come intendano cessare queste condotte illecite.
In una nota la società dichiara di prendere atto della decisione “pur non condividendola nel merito, ragione per cui si accinge ad impugnarla”. Per Dr il fatto che le vetture vengano prodotte in Far East “non è mai stato celato al pubblico”. Al tempo stesso, “le campagne advertising non hanno mai inteso pubblicizzare una pretesa integrale fabbricazione delle autovetture in Italia, quanto sottolineare il forte legame del gruppo automobilistico con il nostro Paese e la regione Molise sotto il profilo proprietario e storico”.
La società spiega poi che “intende, ad ogni modo, accrescere le fasi di lavorazioni in Italia, ampliando a tal proposito il proprio polo industriale di Macchia d’Isernia con un nuovo stabilimento produttivo. Nella prospettiva dello sviluppo di nuovi modelli, anche ad alimentazione integralmente elettrica”. Anche sull’assistenza post-vendita per la società le difficoltà derivano dalla “indisponibilità oggettiva di alcuni pezzi di ricambio a causa della nota disruption della catena di approvvigionamento del settore automotive avvenuta nel periodo post-pandemico”.
“Contestiamo in toto il provvedimento dell’Agcm che ci accingiamo ad impugnare, fiduciosi di un totale ribaltamento”, dice il presidente Massimo Di Risio. “’azienda è solida ed in grado di sostenere anche una eventuale, quanto improbabile, conferma della sanzione. Continuiamo a correre, così come siamo abituati a fare”.
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