Neanche un mese fa l’ombra della guerra era calata sul porto di Venezia per la prima volta, una nave carica di esplosivi era stata sospettata di trasportare armi dirette a Israele, munizioni e materiale bellico per alimentare il conflitto palestinese.
Oggi lo stesso dubbio riguarda altre quattro mercantili in arrivo in laguna e destinate a fermarvisi fino al termine di giugno. La denuncia arriva da Potere al popolo, che il 18 giugno ha inviato a Prefettura, autorità portuale e capitaneria altrettante richieste di accesso agli atti per sapere cosa trasportino la Asiatic King, la Louise Borchard, la Zim Australia e la Msc Caitilin, tutte «autorizzate al trasporto di merci pericolose, tra cui materiale bellico».
«Lo avevamo detto che avremmo dato battaglia: Venezia, come gli altri porti italiani, non deve essere usata come scalo logistico per le armi verso Israele, nemmeno in transito», dichiara Alessia Panio di Potere al Popolo, «Sia la legge 185 del 1990, sia i trattati internazionali che abbiamo sottoscritto ci vietano di mandare armi a Paesi in conflitto e che stiano commettendo gravi violazioni del diritto umanitario. Gaza è uno scenario in cui queste violazioni sono evidenti e documentate, riconosciute anche dall’Onu, nonché dai procedimenti ancora pendenti davanti alla corte internazionale di Giustizia e alla corte penale internazionale dell’Aja nei confronti degli esponenti del governo e dell’esercito israeliano».
Il gruppo pretende quindi di conoscere nel dettaglio cosa ci sia nei container che arriveranno il 19 giugno in porto - verifica che in realtà Prefettura e capitaneria effettuano sempre nel caso di trasporti potenzialmente pericolosi: «Oltre all’accesso agli atti metteremo in campo altre forme di mobilitazione, come ci chiedono a gran voce gli stessi palestinesi che già dal 14 giugno hanno lanciato una campagna per il boicottaggio dei colossi della logistica che sono coinvolti in questo genocidio a Gaza», conclude Panio .
Le autorità veneziane di fatto hanno già avviato i controlli del caso, come da procedura e come era stato fatto anche il 25 maggio per nave Borkum, tacciata di «rifornire di razzi Israele»; il mercantile in questione, in realtà, era poi risultato carico di esplosivi non destinati ad azioni belliche - probabilmente utili a demolizioni in ambito edile, e la Prefettura aveva spiegato come la nave non si sarebbe mossa al di fuori delle acque comunitarie europee.
