Non l’ha vista o non poteva vederla. Le opinioni degli avvocati impegnati nel caso dell’omicidio stradale di Maria Fiabane Carazzai sono, naturalmente diverse.
L’investimento è quello del 18 ottobre dell’anno scorso, quando l’82enne feltrina fu travolta da un’auto, mentre sulla sua sedia a rotelle stava attraversando sulle strisce, in via Monte Grappa, accompagnata dalla badante.
La Procura ha chiuso le indagini su don Arnaldo Visentin, il parroco di Arten di Fonzaso.
Il sacerdote è difeso da Francesco Cibotto del foro di Padova: «Niente da dire sul sinistro stradale: è avvenuto e purtroppo Maria Fiabane ha perso la vita, a distanza di giorni. Siamo dispiaciutissimi per quello che è successo e don Arnaldo per primo, ci mancherebbe. È un uomo di chiesa da tantissimi anni, in provincia di Belluno e figuriamoci se non è addolorato. Non ha mancato di porgere le proprie scuse alla famiglia della donna. Il fatto è che non si è accorto di aver urtato la carrozzina, facendola cadere a terra, per questo motivo non si è fermato. Nessuna omissione di soccorso, in ogni caso e non corrisponde al vero nemmeno l’ipotesi che abbia portato l’auto a riparare. Lo smentisco».
La famiglia della donna si costituisce parte civile con il bellunese Antonio Prade: «È accaduto un fatto molto grave e sottolineo la grande dignità della famiglia di Maria Fiabane. Non ha alcun bisogno di provocare rumore o clamore, allo stesso tempo prova rammarico e sdegno, perché, a nostro avviso, don Arnaldo non poteva guidare la macchina, su questo c’è poco da mettersi a discutere».
Prade precisa che l’indagato: «Soffre di un deficit di vista tale da non essere in grado di mettersi al volante di un’autovettura, per di più l’età è avanzata. Qualcuno gli ha rinnovato la patente e non era il caso di farlo, perché altrimenti il risultato può essere tragico, esattamente come in questo caso. È stata una disgrazia che si sarebbe senz’altro potuta evitare e ha colpito molto duramente una famiglia, che conosco bene e si è affidata al mio studio legale per costituirsi parte civile».
Che cosa si sarebbe aspettata la famiglia della vittima? «A maggior ragione da un sacerdote, ci saremmo aspettati una telefonata o un bigliettino. Qualsiasi cosa per esprimere il proprio dispiacere. Invece niente, ma direi che c’è ancora tempo».
Nel frattempo anche in paese c’è grande dispiacere per quanto accaduto e il sindaco Christian Pasa se ne fa portavoce: «Credo che il parroco non abbia capito cos’era successo o che sia andato in confusione. Si tratta di una persona non più giovane, che può aver vissuto un momento di poca lucidità, o può aver mal compreso quanto era avvenuto. Considerando il suo ruolo, non posso che immaginare la sua assoluta buona fede, anche se mi rendo conto che purtroppo non può essere una giustificazione quando viene commesso un illecito, né può allontanare le responsabilità».