Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, sono diecimila i russi che hanno detto NO alla guerra rifiutandosi di prestare servizio militare, andando incontro al processo e al carcere. Il dato emerge dall’attività dei tribunali militari. Da gennaio 2022, infatti, i tribunali militari russi hanno ricevuto 10.025 procedimenti penali di rifiuto di prestare servizio. Lo riferisce Mediazona, che ha raccolto informazioni direttamente dai siti web dei tribunali militari.
Dall’annuncio della mobilitazione nel settembre 2022, quando al personale militare è stato vietato di dimettersi, i tribunali hanno ricevuto 9.059 casi di abbandono non autorizzato dell’unità (337 del Codice penale della Federazione Russa), 627 casi di mancata esecuzione di un ordine (332 del Codice penale della Federazione Russa) e 339 casi di diserzione (338 del Codice penale della Federazione Russa). Secondo i calcoli di Mediazona, in questi casi sono 10.085 le persone accusate, di cui 8.589 sono già state condannate. Un fenomeno che non si era mai registrato.
Mediazona scrive che nel marzo 2024 i tribunali militari russi hanno emesso 684 condanne per casi di abbandono non autorizzato di un’unità (articolo 337 del codice penale della Federazione Russa). Nel maggio di quest’anno, i tribunali hanno ricevuto 929 casi penali di questo tipo: 844 casi di abbandono non autorizzato dell’unità, 43 casi di mancato rispetto di un ordine, 42 casi di diserzione.
Alla fine di aprile di quest’anno, i tribunali emettevano più di 30 sentenze al giorno. Molto spesso, in questi casi, i giudici emettono condanne sospese, il che rende possibile il ritorno dei militari al fronte. Se tornano, resta sospesa la pena; se si rifiutano, la pena diventa esecutiva.
Ricordiamo che nel settembre 2022, il presidente russo Vladimir Putin, poco dopo l’annuncio della mobilitazione, firmò una legge che ha inasprito la pena per l’abbandono non autorizzato di un’unità durante la mobilitazione o la legge marziale. Fino a 10 anni di carcere.
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