Il governo Meloni mette mano alla questione delle Rems, le residenze giudiziarie per autori di reato con patologie psichiatriche. I ministeri della giustizia e della salute, attraverso l’impegno diretto di Schillaci e Nordio e dei sottosegretari Gemmato e Delmastro, stanno approntando un piano per le nuove residenze, implementando i posti a disposizione. Nel contempo, Fratelli d’Italia ha presentato, lo scorso anno, una proposta di legge di modifica degli articoli 88 e 89 del codice penale che disciplinano l’infermità e la seminfermità mentale. L’obiettivo è quello di superare la famosa sentenza della Cassazione a Sezioni Unite del 2005 che ha conferito dignità anche ai disturbi di personalità.
Oltre un terzo degli ospiti delle Rems presentano un disturbo di personalità antisociale. In sostanza non hanno nulla e sono delinquenti . Questo impedisce a chi è davvero malato di poter entrare nelle residenze e consente una sorta di impunità indiretta a chi compie reati anche gravi. La commissione tecnica, che vede la presenza del prof Alberto Siracusano e del prof Giuseppe Nicolò, coordinatore e coordinatore vicario del tavolo di salute mentale, ha lavorato alacremente per circa un anno per definire le priorità. Delmastro e Gemmato hanno seguito da vicino la questione, facendo anche una mappatura delle esigenze e dei bisogni. Parallelamente, il governo sta potenziando i servizi di sostegno nelle carceri, che prevedono l’impiego di psichiatri e psicologi.
Eclatanti sono stati i casi di autori di reati, tra cui femminicidi, risultati parzialmente incapaci di intendere perché antisociali. Del resto, dal caso Impagnatiello a quello Turetta, è ormai una consuetudine la richiesta di perizia psichiatrica per qualsiasi omicidio volontario. Luca Delfino, il “mostro” di Genova, è oggi in una Rems dopo un periodo di carcere. Tanti sono gli assassini seriali che hanno avuto la possibilità di evitare l’ergastolo sulla base di una sentenza che ha fatto giurisprudenza e che è divenuta una sorta di legge.
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