Rivogliono indietro la beata e contemporaneamente sperano che la chiesa di San Pietro Apostolo sita nell’omonima via del centro di Padova possa quanto prima riaprire. È tutto scritto nero su bianco all’ingresso dell’edificio, qualcuno con la penna ha commentato le indicazioni stampate per informare turisti, fedeli e visitatori occasionali, sull’ubicazione attuale dei resti di Eustochio Bellini, la monaca morta nella città del Santo nel 1469 a soli 25 anni, il cui corpo ormai da tempo si trova all’interno del Duomo cittadino.
Bigliettini volanti, sono appiccicati sul portone e tutti chiedono la medesima cosa: una chiesa aperta e il ritorno delle spoglie della vergine padovana che giacevano in quella dimora dal 1806. Un vero peccato vedere la polvere accumulata su portale e vetrate e la molta sporcizia sulla facciata che, sempre più frequentemente, viene utilizzata come poggia biciclette o vespasiano da qualche maleducato. Tra l’altro, l’edificio sacro con la chiesa di Santa Sofia, risulta essere uno dei più antichi della città, la chiesa esisteva già nel IV d. C. in quella che una volta era “Contrà San Pietro”.
Il problema alla base della chiusura è la non agibilità del fabbricato, poi a questa si devono aggiungere i costi del restauro che ammonterebbero a oltre due milioni di euro che la semplice donazione delle offerte non sarebbe in grado di sostenere e l’assenza di personale per mantenere la chiesa operativa. Una tristezza tutta italiana, che ha un patrimonio artistico notevole ma che non riesce spesso a gestire e che in questo caso non permetterà più a nessuno di vedere la tela di Jacopo Palma il Giovane raffigurante la “Conversione di San Paolo” e il ritorno a “casa” della monaca che sconfisse il demonio.
Ma, il popolo “mormora” e protesta, così c’è chi chiede nei biglietti: «Quando riaprirà questa chiesa meravigliosa?». E chi invece denuncia quella che ritiene un’ingiustizia bella e buona perpetrata nei confronti di Eustochio: «L’hanno messa in un armadio».
Quotidianamente davanti al portone ci sono foglietti con frasi garbate che però volano via, mentre quelle scritte sulle indicazioni restano a testimoniare un forte dispiacere dei fedeli.
Intanto Lucrezia Bellini diventata Eustochio, giace dove doveva trattenersi solo un anno per celebrare sia i 550 anni dalla sua morte, che il Giubileo indetto da Papa Francesco nel 2019; per l’occasione inoltre era stata realizzata la nuova maschera mortuaria che aveva visto all’opera esperti 3D.
La carenza di fondi e l’impossibilità di un restauro imminente non porterà alla riconsegna della beata, che divenne tale per acclamazione popolare. In tanti raccontavano di aver ricevuto risposte alle preghiere inoltrate alla patrona degli esorcisti e delle tribolazioni spirituali e di avere poi ottenuto dei miracoli.
Comunque, la devozione alla Bellini rimane sempre alta in città, nonostante ora si trovi “nascosta” all’interno del Duomo in un altare e non sia più esibita al pubblico, così com’è stato disposto da decreto vescovile.