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Armi nucleari, schizza la spesa: la denuncia di Ripd e lo Stranamore di Bruxelles

Prezioso e puntuale, come sempre, è il report di Rete Italiana Pace e Disarmo.Nel 2023, i nove Stati dotati di armi nucleari hanno speso complessivamente 91.393.404.739 dollari per i loro arsenali, pari a 2.898 dollari al secondo

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Un mondo più insicuro è il mondo in cui crescono gli armamenti nucleari.

La denuncia di Ripd

Prezioso e puntuale, come sempre, è il report di Rete Italiana Pace e Disarmo.Nel 2023, i nove Stati dotati di armi nucleari hanno speso complessivamente 91.393.404.739 dollari per i loro arsenali, pari a 2.898 dollari al secondo

L’ultimo Rapporto della campagna internazionale Ican “Surge: 2023 Global nuclear weapons spending” mostra che nel 2023 sono stati spesi 10,7 miliardi di dollari in più per le armi nucleari rispetto al 2022

Quanto hanno speso gli Stati per il proprio arsenale nucleare nel 2023? 

Nel 2023 Cina, Francia, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti hanno speso complessivamente 91,4 miliardi di dollari per i loro armamenti nucleari, il che equivale a 173.884 dollari al minuto, o 2.898 dollari al secondo. La quota di spesa totale degli Stati Uniti, 51,5 miliardi di dollari, è superiore a quella di tutti gli altri Paesi dotati di armi nucleari messi insieme e rappresenta l’80% dell’aumento della spesa per le armi nucleari nel 2023. A seguire, la Cina ha speso 11,8 miliardi di dollari, mentre la Russia è al terzo posto con 8,3 miliardi di dollari. La spesa del Regno Unito è aumentata significativamente per il secondo anno consecutivo, con un incremento del 17% a 8,1 miliardi di dollari. 

Un totale di 387 miliardi di dollari in 5 anni

“Surge” è la quinta edizione del rapporto di Ican sulla spesa globale per le armi nucleari.  Negli ultimi 5 anni sono stati spesi 387 miliardi di dollari per le armi nucleari, con un aumento della spesa registrata annualmente di un robusto 34% nello stesso periodo: da 68,2 miliardi di dollari a 91,4 miliardi di dollari all’anno. Ciò è avvenuto poiché tutti e nove gli Stati dotati di armi nucleari continuano a modernizzare, e in alcuni casi ad ampliare, i propri arsenali. Alicia Sanders-Zakre della International Campaign to Abolish Nuclear Weapon, coautrice del rapporto, sottolinea come: “L’accelerazione della spesa per queste armi disumane e distruttive negli ultimi cinque anni non sta migliorando la sicurezza globale, ma rappresenta una minaccia globale“.

Chi trae profitto da questa impennata della spesa nucleare?

A livello globale i Paesi dotati di armi nucleari hanno in corso contratti con aziende per la produzione di armi nucleari per un valore totale di almeno 387 miliardi di dollari. In alcuni casi tali contratti si protraggono fino al 2040. Nel 2023 le aziende coinvolte nella produzione di armi nucleari hanno potuto sottoscrivere nuovi contratti per un valore di poco inferiore ai 7,9 miliardi di dollari. Solo negli Stati Uniti e in Francia (i Paesi per i quali è possibile ottenere i dati) queste aziende hanno speso 118 milioni di dollari in attività di lobbying.

Questi grandi profitti incentivano i produttori di armi nucleari a spendere milioni – almeno 6,3 milioni di dollari nel 2023 – per influenzare la politica governativa e l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti delle armi nucleari attraverso il sostegno a think tank. Nel 2023 sono stati spesi almeno 123 milioni di dollari per assumere oltre 540 lobbisti e finanziare i principali think tank che influenzano il dibattito sul nucleare. Il Rapporto “Surge” di Ican smaschera queste connessioni problematiche e pericolose.

Il “costo opportunità” delle armi nucleari

I miliardi di dollari sperperati ogni anno per le armi nucleari rappresentano un’inaccettabile cattiva allocazione dei fondi pubblici. Invece di riversare risorse – maggiormente necessarie su altri ambiti – in una corsa sconsiderata alle armi di distruzione di massa, i 9 Stati dotati di armi nucleari potrebbero pagare servizi vitali per i loro cittadini o contribuire ad affrontare crisi globali esistenziali. Con un totale di 91,4 miliardi di dollari all’anno si potrebbe installare energia eolica per più di dodici milioni di case e così aiutare a combattere il cambiamento climatico, o anche coprire il 27% dei fondi mancanti per combattere lo stesso cambiamento climatico, proteggere la biodiversità e ridurre l’inquinamento. Con un solo minuto di spesa per le armi nucleari del 2023 si sarebbero potuti piantare un milione di alberi. Cinque anni di spesa per le armi nucleari avrebbero potuto sfamare 45 milioni di persone, che attualmente rischiano la fame, per la maggior parte della loro vita. 

Ecco perché l’International Campaing to Abolish Nuclear Weapons (Ican) ha indetto una settimana di azione globale dal 16 al 22 settembre 2024: una mobilitazione che si svolgerà proprio quando i Paesi di tutto il mondo si riuniranno per trovare soluzioni alle più grandi sfide globali del nostro tempo. Da oggi fino alla riunione degli Stati, invitiamo le persone di tutto il mondo a dirci per cosa preferirebbero che il denaro fosse speso, e a settembre ci attiveremo insieme con un messaggio chiaro: “Niente soldi per le armi nucleari!”. Le iniziative della settimana di mobilitazione verranno rilanciate nel nostro Paese dalla campagna “Italia, ripensaci” (promossa da Rete Italiana Pace e Disarmo e da Senzatomica) che da anni promuove iniziative affinché la volontà di disarmo nucleare ben radicata nella maggioranza degli italiani venga presa in considerazione dai decisori politici.

Una disamina puntigliosa

Secondo Francesco Vignarca, Coordinatore delle campagne di Rete Pace Disarmo, “non basta guardare il numero assoluto. Quei 91,4 miliardi di dollari fanno impressione, ma non sono nemmeno tantissimi se paragonati alla spesa militare complessiva di oltre 2.400 miliardi. Il problema è che la crescita della spesa in armi nucleare è una costante degli ultimi cinque anni e non si limita solo al 2022-2023, e ciò significa che da tempo – come abbiamo sempre sottolineato – si sta rafforzando il principio secondo cui l’arsenale nucleare può essere impiegato come strumento di prevaricazione”, rimarca Vignarca in una intervista a fanpage.it. a cura di Davide Falcioni. 

E a proposito dell’aumento delle dichiarazioni da parte di alcuni leader mondiali sulla possibilità di impiegare armi atomiche Vignarca aggiunge: “Putin, Medvedev e anche i ministri israeliani hanno evocato spesso l’utilizzo di armi nucleari negli ultimi anni. Ma al di là della loro retorica restano i fatti, ed è un fatto che la spesa per questa tipologia di strumenti di morte sia cresciuta, e che sia cresciuta anche per Paesi come Usa, Francia e Gran Bretagna. È necessario dunque andare oltre la retorica. Se davvero si teme una devastante escalation nucleare bisogna mettere un freno agli investimenti in armi nucleari”. “Sebbene il totale delle testate sia leggermente inferiore rispetto allo scorso anno – spiega ancora Francesco Vignarca a Fanpage.it – il vero punto è che quelle ‘pronte’ a un eventuale impiego sono in crescita. Questo significa che un aumento della spesa in questo settore si sta traducendo effettivamente in un aumento delle armi nucleari utilizzabili. Ed è questa la cosa davvero grave: i dati diffusi dal report ICAN non vanno letti come semplici numeri, ma come indicatori di una tendenza e del fatto che purtroppo il ricorso alle armi nucleari sta diventando praticamente possibile, e che lo sta diventando per tutti i Paesi che ne sono dotati. È urgente invertire la rotta: spendere in armamenti nucleari aumenta costantemente il pericolo di un loro effettivo impiego. E se accadesse sarebbe devastante per l’umanità”.

Così Vignarca. “Italia, ripensaci”, prima che sia troppo tardi. 

Lo Stranamore di Bruxelles

Al secolo Jens Stoltenberg,dal segretario generale dell’Alleanza nordatlantica. La Nato è in trattative per schierare più armi nucleari di fronte alla crescente minaccia da parte di Russia e Cina.

Lo afferma il Telegraph citando un’intervista rilasciata al quotidiano britannico da Stoltenberg, secondo cui la Nato deve mostrare al mondo il suo arsenale per inviare un messaggio diretto ai suoi nemici.

 Dichiarazioni che sono finite subito nel mirino di Mosca: “Un’altra escalation della tensione”, le ha definite il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Quello che Stoltenberg ha detto, chiaramente non concorda con la stessa dichiarazione di ieri (alla conferenza di Lucerna), che non tutti hanno firmato e che, se non erro, parla anche di inammissibilità di tale retorica”, ha affermato Peskov, citato dall’agenzia Ria Novosti.

Da parte sua il capo del servizio d’intelligence esterno russo, Serghei Naryshkin, ha affermato che Stoltenberg vuole “spaventare” Mosca, e ha invitato alla calma. Allo stesso tempo il Cremlino ha bocciato i risultati della conferenza di pace sull’Ucraina che si è svolta in Svizzera: “sono prossimi allo zero”, ha commentato Peskov.

Il capo dell’Alleanza aveva rivelato al Telegraph che ci sono state consultazioni dal vivo tra i membri Nato sul ritiro dei missili dai depositi e sulla loro messa in stand-by. “Non entrerò nei dettagli operativi su quante testate nucleari dovrebbero essere operative e quali essere immagazzinate, ma dobbiamo consultarci su questi temi: questo è esattamente ciò che stiamo facendo”, sono le parole di Stoltenberg al quotidiano britannico.

Nell’intervista Stoltenberg ha lanciato un duro avvertimento sulla minaccia proveniente dalla Cina, ha detto di aspettarsi che un governo laburista nel Regno Unito sia un fedele alleato della Nato e ha difeso nuovi piani per la consegna di armi all’Ucraina a provo di Donald Trump. Il segretario generale dell’Alleanza ha sottolineato che la trasparenza sul nucleare deve essere la pietra angolare della strategia della Nato per preparare il blocco nordatlantico a quello che ha descritto come un mondo più pericoloso. “La trasparenza aiuta a comunicare il messaggio diretto che noi ovviamente siamo un’alleanza nucleare – ha affermato Stoltenberg -. L’obiettivo della Nato è un mondo senza armi atomiche ma finché esisteranno tali armi rimarremo un’alleanza nucleare, perché un mondo in cui Russia, Cina e Corea del Nord hanno armi atomiche e la Nato no è un mondo più pericoloso”.

A questo siamo arrivati. Nuclearizzare quanto più possibile la Nato. Altro che deterrenza. Siamo messi proprio male, anzi, peggio. 

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