IVREA. Non c’è chi non associ, ormai da diversi anni, l’estate canavesana al festival musicale di Apolide. E da venerdì 21 a domenica 23 è in programma a Ivrea la nuova edizione. Abbiamo allora incontrato uno degli organizzatori, Salvatore Perri, classe 1985, laureato in scienze delle comunicazioni, per farci raccontare più da vicino da dove tutto iniziò.
Salvatore, da Alpette ad Apolide ci racconta la storia di questa vostra “bimba” ormai cresciuta?
«Ha detto bene, sono ormai ben 21 anni di manifestazione, nata una domenica di giugno ad Alpette, a 1.000 metri sul livello del mare, per contrastare il nulla delle estati canavesane di allora. Ecco che come un embrione è cresciuta costantemente negli anni fino ad arrivare al sold out. A poche settimane dall'undicesima edizione, ormai 10 anni fa, il festival si è quindi spostato in fretta e furia nel bosco di Vialfrè, nella splendida area naturalistica Pianezze, dove per 9 anni continua a crescere fino a trasformarsi e divenire uno dei più longevi festival italiani. All'alba della ventesima edizione, nuovamente a poche settimane dall'inizio, si ritrova nuovamente senza casa, e si apparta da amici nel Parco della Certosa Reale di Collegno e ai Murazzi di Torino».
E poi, infine, quest’anno il ritorno in Canavese.
«Eh sì, come un processo continuo, si reinventa e ritorna in Canavese, questa volta in un contesto più urbano, come quello eporediese, dove si trasforma ancora una volta fino a diventare un evento diffuso nelle principali aree verdi e culturali di Ivrea».
Ci si può quasi scrivere un libro sulla storia di Apolide.
«Eh sì, un libro fotografico. Più che altro infatti in questi giorni da Spritz, ad Ivrea, è possibile visionare una mostra che racconta questa storia con delle istantanee e tutti i manifesti dell'evento che racchiudono gli oltre 700 spettacoli organizzati in questi anni e che possono dare l'idea dello sviluppo che il festival ha avuto in questo lungo processo».
Ed i fautori del festival chi sono?
«Mi piace descriverli come un gruppo di amici ancora oggi con un baricentro costante: un'idea collettiva di evento multiculturale, partecipativo, fuori dai contesti classici e dai radar dei grandi centri culturali ed urbani, il cui obiettivo è sempre stato quello di stimolare e risvegliare la bellezza della multiculturalità nella testa delle persone del Canavese».
Viste queste premesse, ci aspettiamo allora una nuova edizione stimolante ricca di emozioni.
«Direi che con 40 spettacoli di musica, circo contemporaneo, talk, djset, workshop, attività partecipative e mostre che animano per tre giorni consecutivi lvrea e il Canavese non ci si può che aspettare tante emozioni!».
Artisti nazionali ed internazionali, accompagnati da giovani promesse locali in un mix di generi e di proposte.
«Persino Cosmo torna a casa dopo otto anni dal suo ultimo concerto, i Tre Allegri Ragazzi Morti celebrano i propri 30 anni di carriera, i Santi Francesi iniziano da qui il loro tour estivo in tutta Italia, e ancora Motta ed Ex-Otago a presentare i rispettivi nuovi album, ma anche OkGiorgio, Le Feste Antonacci, Elasi, Queen Of Saba, Parbleu, i Kin'Gongolo Kiniata dalla Repubblica del Congo, gli Uto da Parigi, i Monte Mai dalla Svizzera, i Dame Area da Barcellona. E poi ancora Il Circo contemporaneo in un'arena all'interno dei Giardini Giusiana, gli aftershow con Ivreatronic e Cesserata allo Zac!».
Lo definirei un programma pensato per soddisfare tutti i gusti delle persone con differenti e gli artisti di oggi e del futuro. Ma vediamo al tasto dolente: quello delle aspettative per questa nuova edizione…
«È un'edizione che rappresenta un nuovo inizio, un punto di rottura rispetto al passato, mantenendo però viva l'idea che sta alla base di tutto, in un processo continuo (che è proprio il tema dell'edizione 2024)».
E che dire di Ivrea come luogo di accoglienza?
«Arrivare a Ivrea mi incuriosisce molto, è una città che rappresenta moltissime cose per me come persona e che ha una sua identità molto forte, dove però mancava un grande evento musicale».
Ci svela qualche gossip?
«Abbiamo ricevuto proposte da molti comuni del Piemonte e da alcuni fuori regione per portare Apolide lontano da qui. Abbiamo però mantenuto fede all'idea originale, quella di 21 anni fa, ovvero quella di animare questi territori, e quando abbiamo ricevuto la proposta da Ivrea, abbiamo pensato potesse essere la realtà giusta per aprire un nuovo capitolo di Apolide, o per lo meno provarci».
E la sua più grande preoccupazione?
«Non proprio una preoccupazione quanto più una sfida: integrarsi in un tessuto strutturato come quello di Ivrea, far andare liscia l'organizzazione di un evento di questo tipo, al primo anno, è la sfida più bella ed importante. Stiamo lavorando in maniera consistente da novembre per permettere che questi tre giorni siano tre giorni di partecipazione, comunità, festa e attivazione culturale».
Veniamo ai numeri desiderati e aspettati.
«Abbiamo il sabato già sold out e stiamo lavorando per raggiungere ottimi risultati anche sul venerdì e la domenica. Abbiamo già superato le nostre aspettative e siamo molto contenti di questo. L'indotto creato da Apolide è consistente, basti pensare che in 3 giorni di manifestazione, solo tra lavoratori e addetti, abbiamo superato i 200 pernotti e i 1000 pasti prenotati. Le comunità devono comprendere il valore di queste manifestazioni, viverle e supportarle per mantenere attive le coscienze e le economie dei luoghi».FLAVIA ZARBA