foto da Quotidiani locali
Gli ultimi metri, si sa, sono sempre i più duri. Il tifo si fa più forte, si vede lo stadio pieno per l’ultimo giro, si comincia ad assaporare il gusto della medaglia ma si sentono forti anche i primi segni di cedimento e si vedono alle spalle gli inseguitori che recuperano. Bisogna fare qualcosa di più, dare l’ultimo colpo di reni, costi quel che costi.
Lo sa bene il territorio dei Colli Euganei e delle Terme, che vede ormai a contorni ben definiti la data del 5 luglio e soprattutto le forme dell’Atlante e le onde dell’Oceano Atlantico che bagnano la città di Agadir, in Marocco: lì, al consiglio internazionale del programma Man and the Biosphere (Mab), l’Unesco dirà se i colli patavini e il suo circondario termale potranno essere inseriti tra le Riserve della Biosfera riconosciute a livello mondiale.
Si parlava di crampi e di possibili rogne alle spalle, usando la metafora sportiva, ed effettivamente i tanti sentori positivi – che permangono forti – devono misurarsi anche con qualche problemuccio che la commissione Mab ha rilevato in merito alla candidatura dei Colli Euganei. Il Parco Colli, motore e regista della candidatura, preferisce definirlo stimolo. Lo si chiami come si vuole, la cosa certa è in questi ultimi metri occorre un ultimo sforzo.
Nel dossier dedicato alla candidatura patavina, infatti, il comitato consultivo – nell’accogliere «con favore questa proposta di nomina molto ben documentata» e dando parere positivo all’approvazione del sito come Riserve – ha messo nero su bianco alcune prescrizioni.
La prima: ha chiesto maggiori informazioni sulle cinque miniere di trachite presenti nei Colli Euganei, chiedendo in particolare la posizione di questi siti rispetto alle aree di zonizzazione previste dalla candidatura. Tradotto: quanto pesano queste attività nell’ottica di una convivenza tra attività dell’uomo e rispetto degli ecosistemi naturalistici?
La commissione ha inoltre invitato a cambiare il nome della futura Riserva, indicata come “Colli Euganei”, «per riflettere un’identità regionale al di là del Parco Regionale dei Colli Euganei e per evitare confusione con il Parco Regionale». Anche perché, va detto, il sito proposto all’Unesco è il doppio della superficie del Parco, circa 34 mila ettari. Gli stessi promotori della candidatura hanno sempre ribadito, d’altra parte, che la Riserva non sarà un Parco-bis.
La commissione ha inoltre incoraggiato i vertici nostrani a «connettersi con la Riserva della Biosfera Minett in Lussemburgo, per discutere i processi di ripristino ecologico per l’industria post-mineraria» – qui l’attività di estrazione era davvero importante, e l’evoluzione moderna del settore può insegnare agli Euganei – e a cercare una cooperazione con altre Riserve locali già riconosciute in Italia, tra cui Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria (il cui cuore è a Tione di Trento).
Ha quindi invitato a creare una connessione tra la futura Riserva euganea e il sito del patrimonio mondiale Unesco già riconosciuto nei Colli Euganei: è l’ex insediamento di palafitte del Laghetto della Costa ad Arquà Petrarca. Pochi sanno che dal 2011 questo è sito Unesco assieme ad altri insediamenti preistorici dell’arco alpino. Su questo lago, l’uomo si insediò addirittura nel 2.200 a.C. Non solo, il lago è importante per la qualità elevata dei fanghi contenuti, praticamente il più grande serbatoio di fanghi per gli stabilimenti del complesso termale euganeo. Si può certamente dire che poco si è fatto, negli anni, per far conoscere la preziosità di questo sito. L’Unesco par quasi dire: noi vi diamo ancora fiducia, ma cercate di valorizzare maggiormente il nostro riconoscimento.
C’era tempo fino al 31 maggio per rispondere a tutte le sollecitazioni del comitato consultivo Mab, che ora valuterà la risposta spedita dagli Euganei e deciderà se proclamare o meno questo territorio come Riserva.
Nella stessa data verranno discusse anche questa candidature: Kempen-Broek Transboundary (Belgio e Olanda), Darién Norte Chocoano Biosphere Reserve (Colombia), Niumi Biosphere Reserve (Gambia), Julian Alps Transboundary Biosphere Reserve (Italia e Slovenia), Khar Us Lake Biosphere Reserve (Mongolia), Changnyeong (Corea del Sud), Val d’Aran Biosphere Reserve (Spagna), Irati Biosphere Reserve (Spagna), Madre de las Aguas (Repubblica Domenicana), Apayaos (Filippine), nonché l’ampliamento del sito Tianmushan-Qinglianfeng (Cina).