TRIESTE. Precipitazioni intense, venti, correnti marine, con i fiumi che trascinano in mare l’inquinamento fecale e il depuratore che, per reggere l’abbondante quantità di acqua, apre gli sfioratori. Sono i fattori che possono determinare nel nostro golfo una presenza superiore ai limiti consentiti del batterio escherichia coli. Un fenomeno che viene rilevato dal costante monitoraggio dell’Arpa e che impone ai sindaci di emanare un’ordinanza che vieta la balneazione fino a quando i livelli rientrano nei limiti. Come è avvenuto lo scorso venerdì in due punti del lungomare Venezia a Muggia, vicino all’antica Diga a Trieste e poi a Marina Julia e Marina Nova a Monfalcone e nel lido di Staranzano oltre che a Grado.
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Un campionamento suppletivo da parte di Arpa ha registrato un rientro dei valori entro i parametri consentiti, e quindi la comunicazione sabato da parte dell’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro del via libera a tuffi e nuotate. «Il nostro mare è pulito, sicuro – assicura Scoccimarro – il ricampionamento dovrebbe avvenire entro 72 ore, ma le indicazioni che ho dato ad Arpa a inizio stagione è di procedere entro 24 ore per favorire la fruizione dei servizi turistici e dei bagnanti».
Negli anni scorsi il problema a Trieste aveva toccato anche le acque davanti al Bagno Ferroviario, la spiaggetta del Cedas e l’ex California. «Non sono situazioni frequentissime – constata il direttore tecnico scientifico dell’Arpa Fvg Fulvio Stel – ma, affinché la procedura da adottare sia ben chiara nel caso si verifichino, ogni anno prima che inizi la stagione estiva organizziamo un tavolo assieme alle Aziende sanitarie e i sindaci delle zone balneari, incluso quello di Sauris perché lì c’è un laghetto balneabile».
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Per comprendere il fenomeno, chiariamo che gli escherichia coli, che fanno parte del più ampio gruppo dei coliformi fecali, sono dei batteri che vivono nella parte inferiore dell’intestino dell’uomo, ma anche degli animali a sangue caldo (uccelli e mammiferi).
«Quando viene raccolta tanta pioggia in poco tempo, quando si verificano quindi quelle condizioni che, come vediamo sempre più spesso, allagano anche il centro città – osserva Stel – i fiumi che raccolgono tutta una serie di sostanze, incluse le deiezioni umane e animali, le spingono in mare». A quel punto, «a seconda dei venti e delle correnti – spiega – se queste sostanze si disperdono nel golfo, al largo, si diluiscono e non ci sono problemi, se invece le correnti e il vento di Scirocco le spingono verso riva, sotto costa, si possono verificare le situazioni che abbiamo registrato con i campionamenti dei giorni scorsi». L’altro fattore da considerare è che «le abbondanti precipitazioni attivano anche gli sfioratori del depuratore – rileva Stel – che spingono fuori le acque reflue».
Capiamoci, anche quello che c’è sulle nostre strade, può finire in mare, e quindi in minima parte anche le deiezioni canine. «Quando vediamo saltare i tombini, come nei giorni scorsi, viste le forti piogge – aggiunge Stel – è evidente che quell’acqua si riversa in strada e poi arriva al mare. A contribuire al fenomeno è tutto un sistema». Per sintetizzare Stel porta come riferimento la Francia, «con le targhe vicino ai tombini che recitano “il mare inizia qui”»escherichia coli