«Cercasi personale». È il cartello, a cui siamo abituati, che si legge fuori dai locali veneziani. E sono molte le attività che non riescono a tenere aperto come e quando vorrebbero perché non lo trovano.
La professione, specialmente per via dello stipendio non commisurato al costo della vita, è poco appetibile.
La sigla del nuovo contratto nazionale pubblici esercizi ristorazione collettiva, commerciale e turismo ritoccherà lo stipendio a quasi 200 mila lavoratori nella provincia di Venezia.
I sindacati di categoria (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil) hanno siglato l’ipotesi di accordo, scaduto il 31 dicembre 2021, con le associazioni datoriali Fipe Confcommercio, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, Agci Servizi. Il nuovo contratto è valido dal 1° giugno 2024 al 31 dicembre 2027.
«Ancora una volta» spiega il segretario generale della Fisascat Cisl Venezia Nicola Pegoraro «è stato possibile dare una risposta a questa situazione inflattiva. Ora ci aspettiamo il rinnovo contrattuale per i dipendenti degli alberghi di Venezia di Federalberghi, Confcommercio e dell’industria turistica, sperando di arrivare presto a un’intesa».
«Il nodo del salario è una delle questioni importanti» commenta Luca Bertuola (Confcommercio Unione provinciale) «poi c’è la partita dell’orario: ci sono molti contratti a part time volontari nei pubblici esercizi, quindi l’aumento può sicuramente attirare persone che hanno poco tempo da dedicare al lavoro».
L’accordo porterà un ritocco contrattuale a regime di 200 euro al quarto livello, da riparametrare per gli altri. Intanto la prima tranche di aumento salariale di 50 euro sarà corrisposta con la retribuzione del mese di giugno; seguiranno altre quattro tranche. Nella nuova piattaforma sono previsti interventi sulle politiche di genere e sono state inserite le misure di contrasto alle molestie e violenze nei luoghi di lavoro.
«Siamo soddisfatti della firma» commenta Luigino Boscaro (Uiltucs Uil) «ora chiederemo a chi non lo ha sottoscritto di riconoscerlo. Le grandi aziende devono compiere un gesto di responsabilità verso i dipendenti».
Cambierà qualcosa nella fame di personale? «Sono scettico, nelle aziende piccole conta il rapporto fiduciario. Era stata data la colpa al reddito di cittadinanza, ma la verità è che il Covid ha cambiato le abitudini sociali. Le persone si sono accorte che vale di più il tempo passato in famiglia. I professionisti guadagnano, ma la stragrande maggioranza ha stipendi sui 1350 euro, e nelle spiagge lavorano sette giorni su sette».
«La firma è positiva per la parte salariale» commenta Caterina Boato (Filcams Cgil) «spiacevole che le aziende aderenti ad Angem ristorazione collettiva e Anir si siano sfilate, la nostra speranza è che si allineino al contratto che rappresenta molti lavoratori».
Nadia Pistellato, lavora al Relax&Caffè alla stazione Santa Lucia: «Siamo carenti nella ricerca di personale qualificato, nella ricerca di personale qualificato, e molti giovani che arrivano vedono lo stipendio e preferiscono andare a farsi una stagione nel Litorale».
Fabio Trevisan lavora nella ristorazione del Casinò, ed è cuoco: «Il nuovo contratto ci dà un po’ di respiro ed è un compromesso che ci trova soddisfatti. Soprattutto nella rivalutazione e rimodulazione dei vari livelli, visto che al giorno d’oggi tutto aumenta tranne le buste paga e nel nostro settore di fatica a trovare lavoratori».