Parella. Un tecnologia innovativa il cui scopo è quello di comporre candele altamente resistenti, a base di ceramica utili all’accensione del motore a combustione dei veicoli. L’ha progettata e la svilupperà a Samone la società Osai, su richiesta di un gruppo leader mondiale nel settore automotive per cui lavora da sette anni.
Questa commessa vale ben 3,5 milioni di euro; la linea di produzione sarà messa in piedi nel nuovo stabilimento di Samone, l’ultimo arrivato - dopo Parella e Colleretto Giacosa - avviato a inizio anno. Una bella notizia per la società attiva nella progettazione e produzione di macchine e linee complete per l’automazione e il testing su semiconduttori, tanto più che la stessa si trova in cassa integrazione ordinaria per una contrazione temporanea degli ordini riguardanti il mercato dei semiconduttori e, appunto, l’e-mobility. Una bella notizia, sottolineano in coro i sindacati, e un segnale palese del fatto che la transizione elettrica richiederà un tempo ragionevolmente più lungo degli 11 anni che ci separano dal 2035, «e comunque andrà a comporre un mercato diversificato, in cui finiranno per coesistere endotermico, ibrido ed elettrico, almeno in una prima fase». Tornando alla partnership su cui poggia l’ordine da tre milioni e mezzo di euro, l’interlocutore di Osai, il cui nome è top secret come da accordi commerciali, rientra tra i leader mondiali nella fornitura di candele di accensione per il mercato automotive. Osai lo supporterà nell'evoluzione di un'intera linea innovativa di assemblaggio e ispezione di candele per applicazioni industriali, che saranno realizzate con una formula in ceramica per una migliore resistenza elettrica e una maggiore robustezza meccanica ai guasti derivanti dall'alta tensione. «L’attenzione al cliente, la professionalità e l'esperienza maturata fin dalla collaborazione avviata nel 2017 – dichiara Mirella Ferrero, amministratore delegato – ha riconosciuto Osai come consolidato fornitore per l’assegnazione di una nuova linea di assemblaggio, innovativa dal punto di vista progettuale». Il che «conferma la nostra competenza nello sviluppo di sistemi di automazione complessi».
Nella realizzazione di questo progetto, Osai si è avvalsa del know-how e della collaborazione del partner industriale Automazione industriale Brc spa, facente parte del neo costituito network di realtà imprenditoriali complementari, operanti nel settore della robotica e dell’automazione industriale, attraverso cui riuscire a gestire grandi progetti, anche a livello dimensionale. «La conoscenza approfondita delle tecniche di processo, dei materiali altamente resistenti ai processi di combustione e delle potenzialità di miglioramento hanno determinato la sinergia necessaria per perseguire il progresso della mobilità globale, attraverso soluzioni efficienti e tecnologiche, in mercati sempre più diversificati». La linea produttiva occuperà 25 risorse, su un tempo di attraversamento di commessa importante, di un anno circa. L’ordine non va a condizionare il periodo di cassa integrazione che si concluderà a fine agosto, perché andrà oltre il tempo previsto per l’ammortizzatore.
Si tratta di una linea di automazione molto articolata per «un cliente con cui lavoriamo da anni, specializzato in candele, quindi su motori non elettrici – aggiunge Ferrero –.Diciamo che il mercato automotive è talmente diversificato in questo momento che l’ordine di cui parliamo esprime proprio questa situazione, oltre che di incertezza e stand by dell’elettrico». D’altronde «il problema della conversione all’elettrico dura da mesi ed è a livello globale. In ogni caso le nostre commesse si sono da sempre rivolte anche al mercato dell’endotermico».
Una bella notizia che fa pensare a una ripresa, l’auspicio di Alberto Mancino (Uilm Canavese) e Gianni Pestrin (Fiom Canavese). Inevitabile il rimando al quadro generale. In Canavese è lo stampaggio a caldo a soffrire maggiormente il fatto che non si vendano auto elettriche (richieste di cassa aumentate del 15% da inizio anno) e che le case automobilistiche stiano facendo un passo indietro almeno sull’ibrido. «È evidente che la transizione elettrica richiede tempi molto più lunghi: ciò che sta accadendo nelle imprese, con ordini sospesi e una programmazione quasi impossibile, lo dimostra ancora una volta. Su sei giorni oggi la media ne lavora tre».