È il momento di pagare l’Imu (imposta municipale propria) per circa 51 mila padovani, proprietari di seconde case oppure di immobili a destinazione non residenziale.
La scadenza, che solitamente è il 16 giugno, quest’anno è stata prorogata al 17 giugno per dare la possibilità a tutti di mettersi in regola di lunedì, superando il fine settimana.
Palazzo Moroni si prepara a incassare ben 37 milioni di euro, la prima metà dei 74 previsti come gettito annuale, a cui poi andranno aggiunti altri 10 milioni di recupero dell’evasione.
«Il gettito Imu è la principale voce di entrata per il bilancio comunale e finanzia soprattutto le manutenzioni e i servizi ai cittadini – spiega l’assessore ai tributi Antonio Bressa – È quello che ci permette di gestire la città, come fosse un grande condominio».
Ormai da molti anni l’Imu sulla prima casa non è dovuta. Fanno eccezione quegli immobili che sono accatastati con le categorie A1, A8 e A9, vale a dire ville, castelli, palazzi storici e di tipo signorile. Ovviamente poi l’Imu si versa per tutti gli altri immobili: uffici, negozi, terreni agricoli o edificabili, e ogni altro tipo di costruzione.
Le tariffe sono rimaste le stesse dello scorso anno. Alla fine del 2022 la giunta comunale ha approvato una delibera con una rimodulazione dell’aliquota Imu per rispondere all’attuale situazione di emergenza abitativa.
L’obiettivo è quello di continuare a favorire le locazioni a canone concordato, agendo su due fronti: da un lato con aliquote agevolate nel caso di abitazioni affittate a canone concordato e dall’altro invece elevando l’aliquota applicata a chi utilizza il canone libero, a chi tiene l’immobile sfitto o li utilizza come bed&breakfast.
La nuova Imu prevede la riduzione dell’aliquota dall’1,02% allo 0,95% (ridotta di un ulteriore 25%) per chi utilizza il canone concordato (ma l’abitazione non risulta la residenza dell’inquilino) e la riduzione da 0,82 a 0,76% per chi utilizza il canone concordato per le abitazioni affittate a titolo di abitazione principale del conduttore.
La riduzione si applica per chi deciderà di tenere un canone inferiore di almeno il 15% del canone massimo previsto dagli attuali accordi territoriali.
Sale da 1,02% a 1,06% l’aliquota per chi invece utilizza il canone libero, ha la casa sfitta o la usa per scopi turistici.
Qualche giorno fa il servizio politiche economiche, fiscali e previdenziali della Uil ha presentato il Rapporto Imu 2024, con l’analisi dei costi annuali dell’imposta per le seconde case, con le variazioni tra le diverse città italiane.
Tra quelle con i costi più elevati per le seconde case, Roma si posiziona al primo posto con un valore medio annuo di 2.135 euro.
Seguono Siena, dove il costo medio annuo è di 1.937 euro, e quindi proprio Padova con 1.770 euro.
A Livorno, il costo medio per una seconda casa è di 1.549 euro, mentre Verona chiude la lista delle cinque città più costose con un costo medio annuo di 1.497 euro. Catanzaro invece si distingue per il costo medio più basso dell’Imu per le seconde case con 509 euro annui. Seguono Messina con 519 euro e Caltanissetta con 549 euro.
«Il gettito Imu per il Comune di Padova è effettivamente importante, ma questo dipende dalle rendite catastali aggiornate, che sono fissate dall’Agenzia delle entrate», chiarisce Antonio Bressa.
La città del Santo infatti è tra le poche ad aver rivalutato gli estimi catastali nel 2009, mentre nella gran parte degli altri Comuni italiani i valori degli immobili sono fermi agli anni ’70.
«Proprio per questo le nostre aliquote sono più basse che nelle altre città – conclude l’assessore ai tributi – Così cerchiamo di moderare l’impatto sui cittadini».
