È l’ipotesi più accreditata per la procura: la polizia è tornata nella villetta dove la donna uccisa dal cavalcavia viveva con il compagno Andrea Favero. Portati via il router e la Ford C-max per altre analisi
Stordita prima di essere uccisa e lanciata giù dal cavalcavia vicino casa, in via Prati a Vigonza. È l’ipotesi che si fa più strada tra gli investigatori coordinati dal pubblico ministero Giorgio Falcone negli ultimi giorni.
Questo sarebbe suffragato anche da alcuni rinvenimenti particolari nella villetta di via Prati dove vivevano assieme Giada Zanola e il compagno Andrea Favero.
Sono stati sequestrati alcuni prodotti che fanno pensare che Zanola non fosse lucida quella sera. Che il compagno, ormai considerato un ex dalla donna, potrebbe averle fatto assumere qualcosa per renderla poco lucida e poterla senza fatica caricare in auto e quindi gettarla sull’A4 alle 3.30 della notte.
Ovvio che queste ipotesi alle quali si è arrivato grazie al lavoro della Squadra Mobile della polizia troveranno o meno un riscontro all’esito dell’esame tossicologico ordinato dalla procura, che sarà pronto tra alcune settimane.
Inutile dire che in questo quadro sono suggestive le preoccupazioni di Giada che in un messaggio su whatsapp ad una amica qualche giorno prima di morire, aveva espresso proprio la possibilità che Favero “Le somministrasse qualcosa senza che lei potesse accorgersene”.
Nel frattempo il 14 giugno la Scientifica della polizia è tornata per l’ennesima volta nella casa di via Prati per alcuni ulteriori accertamenti. I poliziotti sono rimasti a Vigonza dalle 13 alle 19, entrando nella casa posta sotto sequestro con una particolare strumentazione sotto gli occchi curiosi dei vicini di casa.
Da quanto emerge hanno portato via il router di casa, il dispositivo che fornisce una rete Wi-Fi ed è collegato a un modem. Servirà al consulente tecnico per ulteriori accertamenti.
Probabilmente anche per vedere se il telefonino della 33enne è rimasto o meno connesso alla rete di casa fino alle 4 di quella tragica notte, quando si spegne. Dopo circa mezz’ora da quando al 113 erano arrivate le segnalazioni di un corpo in mezzo alla corsia di sorpasso dell’autostrada.
Un corpo straziato dopo essere stato schiacciato e trascinato per circa 30 metri dalle ruorte di un Tir.
Il router dirà a che ora il telefonino di Giada quel giorno è rimasto collegato. Le informazioni di collegamento fuori casa le ha già fornite la compagnia telefonica della sim card, indicando i ripetitori ai quali si è agganciata per tutto il giorno.
Quindi è stato possibile ricostruire tutti gli spostamenti fuori casa di quel giorno. Ieri è stata portata via anche la macchina, la Ford C-max di proprietà di Zanola ma usata anche dal compagno.
La macchina era già stata analizzata nel cortile dell’abitazione, ora è stata portata via per ulteriori accertamenti.
Si vuole vedere se risultino delle tracce di sangue o se siano stati usati di recente dei prodotti di pulizia per togliere eventuali tracce ematiche e non solo.
Nel frattempo Favero resta in cella per un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario.
Per ora per il giudice Laura Alcaro si potrebbe trattare di un delitto d’impeto, ma ovvio che il quadro accusatorio potrebbe cambiare e virare verso la premeditazione.
Il cambio di versione dei fatti di Favero sospetta non poco gli inquirenti. Si cercano prove concrete.