Molte hanno già affrontato e vinto la sfida del passaggio generazionale. Tutte hanno saputo costruire fatturati solidi e una crescita che non si ferma, riuscendo a colmare il vuoto che i grandi competitori stentano a colmare: la customizzazione del prodotto ovvero la creazione di prodotti e servizi su misura del cliente.
Qualità, velocità e affidabilità sono il comun denominatore delle best performer, le aziende del distretto del Tagliamento e Sile che si sono raccontate ieri alla Lef, intervistati da Maria Gaia Fusilli (Italy Post) e Edoardo Anese (Messaggero Veneto) nell’evento promosso dal gruppo Nem.
«Il voler essere eccellenti, il cercare ogni giorno di migliorarvi è il vostro tratto comune – ha evidenziato il direttore della Lean experience manifacturing, Marco Olivotto, che ha fatto gli onori di casa assieme ai giornalisti Filiberto Zovico e Luca Piana e al presidente di Bcc Pordenonese e Monsile, Loris Paolo Rambaldini –. Questo stimola anche noi perché le vostre richieste sono sfidanti».
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Chi ha potuto raccontare un passaggio generazionale consolidato e l’importanza della personalizzazione del servizio è stato Claudio Bortolussi, dell’omonimo mollificio, fondato dal padre nel ’69. L’azienda, che oggi è guidata da due fratelli e si prepara all’ingresso della terza generazione, produce molle ed esporta in 35 paesi.
Il segreto? «Inventiamo la soluzione al problema con il cliente. Nostro padre – ha raccontato Bortolussi – ci ha insegnato ad ascoltare il cliente e a dargli il prodotto più economico e longevo possibile. Ci ha anche detto: se saprete rimanere uniti avrete più forza. E aveva ragione: bisogna essere complementari per essere più utili».
Storia di impresa e famiglia è anche quella dei fratelli Lorenzon che, nel campo dell’edilizia, hanno unito l’impresa di costruzioni a quella che si occupa del recupero dei materiali edili, avviando prima di altri la rigenerazione degli scarti, con tanto di gestione di cava di inerti.
«In cda siamo in sei – ha spiegato Walter Lorenzon – e per completare il passaggio generazionale ci abbiamo messo due anni, ma devo dire che mio padre e mio zio ci hanno dato anche spazio. Per altro noi i nonni li abbiamo tenuti in azienda».
La Mobili Fiver è nata da genitori terzisti che hanno lasciato il campo ai cinque figli. Un’intuizione partita da un errore di produzione ha portato a creare creato un’impresa leader nella vendita di mobili on line.
E la crescita continua. Nonostante gli ostacoli, non ultimo l’incendio dello scorso dicembre. «Nell’anno 2020 abbiamo sicuramente avuto una spinta – ha spiegato Rossella Gobbo – perché le persone hanno iniziato a comprare di più on line e hanno iniziato a conoscerci».
Anche in questo caso una delle chiavi del successo è stata «saper ascoltare i clienti, anche attraverso le recensioni. Le modifiche ai prodotti nascono così».
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Padri che danno spazio ai figli anche alla Pontarolo dove Luca (ingegnere) e Valentina (laureata in economia) hanno sviluppato l’innovazione creata da papà Valerio, mettendo a disposizione le loro competenze e la loro freschezza: «La nostra è un’azienda innovatrice che offre soluzioni per il mercato edile e industriale sul misura, non produce polistirolo».
Alla Ros Srl (che lavora la lamiera), come ha raccontato l’amministratore delegato Francesca Ros, che con sorella e papà guida l’azienda, impresa e famiglia sono un sistema unico di valori: «Il passaggio sta andando bene, stiamo condividendo innovazioni anche nell’organizzazione interna».
Ci sono poi realtà di successo che non sono famiglie, ma che in qualche modo lo diventano. È il caso della Bofrost, leader nella vendita dei prodotti surgelati, che è costruita «sulla fiducia tra il cliente e il venditore che entra nelle case.
Per questo il personale viene selezionato e formato con una forte customizzazione del prodotto».
Personalizzazione massima anche per Roberto Badin di Smartech, azienda che produce piani cottura,
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Sulla qualità si è poi soffermato Enrico Faè titolare di Lapm, che da un laboratorio artigiano ha creato un’impresa con 116 collaboratori e che ogni giorno raccoglie la sfida della qualità «perché il 99 per cento del nostro mercato è all’estero e i clienti sono esigenti».
C’è poi chi per compensare la difficoltà di trovare dipendenti ha investito molto in automazione. È il caso di Midj, marchio dell’arredamento che con il Covid ha innovato e differenziato.
A volte a mancare sono figure apicali. ma per questo esistono i manager a tempo.
L’esperienza dell’omonima società, raccontata da Marco Zampieri la dice lunga: il team che ha creato è di 130 manager che seguono, per periodi e incarichi precisi, le aziende.