TRIESTE Voleva scherzare, voleva fare una bravata per far ridere gli amici. E così si è tuffato in acqua. Solo che erano le quattro di notte, lui era ubriaco e c’era brutto tempo con la corrente del mare molto forte. Pioveva, soffiava vento. Faceva freddo.
Ventiquattro anni, marocchino, richiedente asilo: si è buttato da un molo del Porto Vecchio, in una delle tante zone abbandonate dello scalo dove era andato con un gruppo di connazionali e una coetanea triestina per fare festa. Bere in allegria, insomma, e tirare tardi. Ma da quel tuffo, poi, il giovane non è più riemerso. La corrente, forse, l’ha tenuto sotto. O forse è stato fatale lo choc termico, chissà, insieme all’alcol nel sangue.
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Ma si cerca ancora. Si cerca ancora con quel briciolo irrazionale di speranza che contraddistingue marinai e sommozzatori, abituati a darsi da fare per salvare vite. O perlomeno per recuperare il corpo.
C’è un video che ha ripreso la scena del tuffo: un video registrato dagli impianti di videosorveglianza del porto. Si vede il ragazzo che si lancia in acqua tra i moli III e IV, all’interno del bacino III.
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E c’è un elemento agghiacciante che fa da contorno a questa assurda vicenda: i giovani che erano assieme al ventiquattrenne, tutti di origine marocchina, frequentatori assidui di quegli spazi abbandonati, quando si sono accorti che da quel tuffo il ragazzo non tornava su, sono fuggiti. La presenza di gruppi di stranieri che si infilano negli anfratti del Porto Vecchio e che occupano i magazzini, è ampiamente nota alle forze dell’ordine.
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La chiamata di emergenza si deve alla ragazza triestina. Lei (S.R. le sue iniziali), mentre tutti gli altri scappano, quando si rende conto della gravità del fatto si precipita di corsa verso piazza Libertà e chiede aiuto ai militari dell’Esercito che pattugliano la zona della stazione. Saranno loro ad allertare il 112. Poco dopo giungono i Vigili del fuoco che iniziano le prime ricerche in acqua.
Arrivano le volanti della Polizia. In quel momento è ancora buio. Viene avvisata la Guardia costiera che, a sua volta, fa scattare un’imponente macchina dei soccorsi per le ricerche in mare: i mezzi navali della Capitaneria e della Guardia di finanza, i sommozzatori del Nucleo subacqueo acquatico dei Vigili del fuoco e un elicottero della Protezione civile.
Le condizioni meteo però non aiutano: la pioggia e il vento, che imperversano a fasi alterne per tutta l’intera nottata e per buona parte della mattinata successiva, rendono molte difficoltose le operazioni. Fino a martedì sera tardi non c’era alcuna traccia del ragazzo disperso.
Christian Currò, guardia giurata della Mondialpol e segretario regionale dell’Asgri (Aggregazione sindacale guardie riunite d’Italia), in quel momento sta facendo la sua solita ronda in Porto Vecchio. «Ho notato il mezzo dell’Esercito. Era chiaro che stava succedendo qualcosa di grave», spiega. «Quando mi sono avvicinato, ho visto un militare che parlava al telefono, chiamava i soccorsi. Una ragazza si è fiondata addosso alla mia auto di pattuglia urlando aiuto. Era agitata».
Come sarà accertato successivamente, anche la giovane versava in condizioni di alterazione alcolica e per questo motivo è stata portata a Cattinara. Sarà proprio il dipendente della Mondialpol ad accompagnare i militari e, subito dopo, ad agevolare l’intervento dei soccorritori: per farli raggiungere il molo da cui si era tuffato il ventiquattrenne, ha spostato di forza i blocchi di cemento che delimitano l’area demaniale da quella comunale e li ha fatti entrare. Di lì a qualche minuto avrebbe iniziato ad albeggiare.
Il comunicato della Capitaneria, diffuso a metà mattina, non porta buone notizie. «L’attività di ricerca è proseguita ed è tuttora in corso malgrado le pessime condizioni meteo che limitano fortemente l’impiego delle risorse navali e aeree. Si stanno acquisendo maggiori informazioni circa la presenza di eventuali testimoni che possano confermare le esigue notizie in merito alla dinamica».
Nel pomeriggio si è appreso dell’esistenza di un video delle telecamere installate in Porto Vecchio: si vede il ventiquattrenne che si butta senza più riemergere. E poi alcune figure che si spostano. Sono gli amici che se ne vanno. —
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