Negli ultimi mesi i palazzetti dello sport italiani sono tornati a riempirsi, nella boxe il professionismo sta vivendo un presente buono, sicuramente in ripresa dopo anni complicati. Ora tra gli appassionati l’interesse sembra si sia riacceso. Girando l’Italia per seguire riunioni di pugilato ci si trova spesso di fronte a sold-out. Da sud a nord, isole comprese. Con la presenza sempre maggiore sugli spalti di volti giovani, che potranno garantire un futuro. Certamente, va detto subito per non creare equivoci, non si tornerà (almeno a breve) agli anni d’oro di Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi o del record nazionale tuttora imbattuto della sfida Loy–Ortiz a San Siro con più di sessantamila paganti. Negli anni Ottanta i numeri erano ancora soddisfacenti. Nel 2011 l’ultimo vero successo, con gli ottomila e passa per Petrucci–Bundu al Foro Italico. Poi un lungo periodo difficile per il professionismo. Però i dati del 2024 sembrano confortanti.
È soddisfatto anche Flavio D’Ambrosi, Presidente della Federpugilato italiana. “Nel 2017 il pugilato Pro – dice a ilfattoquotidiano.it – aveva raggiunto forse il suo punto più basso. Oggi il pugilato professionistico è in continuità con il dilettantistico, sono due facce della stessa medaglia. Il dilettantismo come ci ha insegnato la storia è propedeutico al pro, che è la vera vetrina della nobile arte. Questa è la nostra filosofia. Non dovranno più esserci campioni che rimangono a fare le Olimpiadi senza mai passare Pro. Abbes Mouhiidine e Irma Testa sanno già cosa fare dopo i Giochi di Parigi. Soprattutto Abbes può generare nella boxe italiana l’effetto sortito da Sinner nel tennis. Le società organizzatrici stanno compiendo un grosso sforzo anche economico, ma non devono fermarsi”.
All’Arena di Monza sabato 8 giugno nella riunione organizzata dalla Taf, giovane Promotion di Edoardo Germani, c’erano 3mila spettatori per vedere il titolo italiano tra Akrem Aouina e Pietro Rossetti. Ad aprile all’Allianz Cloud di Milano, serata sempre della Taf, c’erano 4mila persone, attirati dal main event Dario Morello contro Luca Chiancone, i quali hanno saputo attirare l’attenzione anche mediatica grazie alla loro personalità dentro e fuori dal ring, e la presenza sul quadrato di altri pugili italiani di tutto rispetto come Kogasso, Paparo, Lorusso, Hermi. Qualche settimana prima nella Bologna Boxing Night, organizzata da Promo Boxe Italia e Bolognina Boxe, 2600 persone avevano con il loro tifo accompagnato Pamela Noutcho Sawa alla conquista del titolo europeo Silver al “Madison di Piazzale Azzarita” a Bologna, altra città storicamente molto pugilistica.
Poco distante, a Ferrara per il titolo italiano dei Massimi tra Gianmarco Cardillo e Emanuele Venturelli c’erano 2mila spettatori, nell’evento messo in piedi dalla Boxing Duran Italia dell’ex campione del mondo Massimiliano Duran. Il 4 maggio a Genova, promoter Alessandra Branco, c’erano più di 2000 persone per il titolo italiano dei super medi tra Luca Di Loreto e Ervis Lala. La Opi Since 1982 della famiglia Cherchi, decana in Italia dell’organizzazione pugilistica anche a livello internazionale e punto di riferimento nella scena, è riuscita recentemente a portare un migliaio di appassionati a Palermo, dove ha combattuto Armando Casamonica contro Gianluca Picardi per il titolo italiano dei super leggeri. Saranno sicuramente ancora di più a Cagliari in luglio per l’Europeo dei piuma Mauro Forte. A Roma vanno segnalati altri due eventi. A Colleferro, riunione organizzata da Alessandra Branco, per il mondiale Silver WBC tra Michael Magnesi e il giapponese Masanori Rikiishi c’erano 2000 persone. A Cinecittà 1600 per il titolo europeo IBF di Claudio Squeo, organizzato dalla BBT di Davide Buccioni.
L'articolo Qualcosa si muove nel mondo della boxe italiana: palazzetti pieni e pugili di qualità per sperare “nell’effetto Sinner” proviene da Il Fatto Quotidiano.