Sarà processato per il reato di associazione a delinquere finalizzata al falso ideologico e materiale, come al favoreggiamento (aggravato) della permanenza illegale nel territorio italiano di extracomunitari, l’abogado Giorgio Ronzani, 50 anni piovese di nascita ma residente in città (difensori gli avvocati Ernesto De Toni e Alberto Toniato). E con lui anche un altro padovano (Michele Novello, 60 anni di Monselice, tutelato dall’avvocato Antonio Giroldini) e due rodigini (Gianluca Coccia, 52 e il consulente del lavoro Pier Paolo Cavestro, 59 entrambi di Porto Viro, assistiti dai legali Marco Finotelli, Raffaella Rossi e Taulant Aliraj).
La prima udienza del processo è stata fissata per il 12 novembre davanti al tribunale di Padova.
I quattro sono accusati di aver messo in piedi una rete organizzativa per sfornare, come una catena di montaggio, permessi di soggiorno per motivi di lavoro basati su documentazione falsa, cioè contratti esistenti solo sulla carta. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal gup padovano Claudio Marassi che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Benedetto Roberti, titolare dell’indagine.
Sono stati spediti a processo per concorso in falso anche oltre una settantina di immigrati, quasi tutti nigeriani, salvo qualche cinese e un ghanese, per i quali il permesso è lo strumento fondamentale non solo per vivere regolarmente nel nostro Paese ma soprattutto per ottenere un regolare contratto di lavoro mentre i tempi di attesa sono lunghissimi, fino a un anno e più.
Meno di una decina di altri stranieri imputati hanno scelto il rito alternativo del patteggiamento (concordando una pena di sei mesi con la sospensione condizionale); altri hanno avuto la concessione della messa alla prova che implica una serie di prestazioni gratuite a favore della collettività in cambio della definizione e chiusura del procedimento penale: gli immigrati finiti sotto accusa avevano presentato l’istanza per ottenere il permesso nell’ufficio immigrazione della questura di residenza (i primi l’avevano avuto; i secondi non ancora).
A difenderli gli avvocati Tommaso Lessio, Cesare Dal Maso, Monica Violato, Elisabetta Costa, Fabio Targa e Ugo Funghi.
È uscito di scena con un giudizio abbreviato che gli è costato una condanna a due anni e sei mesi (sanzione, per legge, ridotta di un terzo rispetto alla pena base grazie al rito alternativo) Mirko Borini, 49enne rodigino di Fiesso Umbertiano (difeso dall’avvocato Andrea Micozzi): l’uomo (chiamato a rispondere di concorso nell’associazione a delinquere) aveva collaborato durante l’indagine, ammettendo di essere un prestanome nel ricoprire il ruolo di amministratore nelle ditte utilizzate per creare i falsi rapporti di lavoro (Mvm Alimentari srls, Bio Delta srl società agricola, Az Service srl e Tl Italia Group scarl) nonché le false posizioni lavorative e contributive.
Centrali i ruoli dei quattro italiani rinviati a giudizio, almeno secondo quanto emerso dall’articolata indagine denominata “Ghost Company”, secondo troncone di u n altro filone che, per reati analoghi, ha già portato a processo l’abogado Ronzani (processo tuttora in corso).
Al vertice ci sarebbero stati Coccia e Novello, promotori, organizzatori e amministratori della “banda”che, dietro un compenso in danaro, avrebbero procurato false assunzioni indispensabili per chiedere e ottenere il permesso di soggiorno.
Fondamentale il ruolo del consulente Cavestro che avrebbe messo a disposizione le proprie credenziali di accesso alle banche dati di vari enti pubblici per mettere a punto i falsi contratti di assunzione, a tempo determinato o indeterminato, collegati alle società intestate a Borini (due inizialmente facenti capo a Coccia), registrando gli atti nel Centro per l’impiego territoriale di competenza e comunicando all’Inps, per via telematica, i contributi calcolati sui redditi fittizi.
E l’abogado Ronzani?
Ufficialmente legale della società agricola Bio Delta, dal 2020 a oggi sarebbe stato incaricato di perfezionare le pratiche relative ai permessi andando personalmente negli Uffici immigrazione delle varie questure coinvolte (a Padova, Rovigo, Venezia, Vicenza, Treviso, Ferrara, Parma, Ravenna e Rimini), contribuendo pure con la formazione di documenti falsi, requisiti per il rilascio, o il rinnovo, dei permessi.
Borini, messo alle strette come in parte il coimputato Novello, aveva confermato quanto scoperto dagli investigatori. Del resto in un’intercettazione telefonica del 17 novembre 2021 raccontava senza remore: «Pensa quanti negroni devo vedere io tutti i giorni e tutte le sere, ne ho visto uno anche prima a Rovigo... Perché sono impegnato la sera e il giorno? Perché è andata dentro la sanatoria e io avevo regolarizzato un 30/40 nigeriani... Anche domani sono in Prefettura che mi rilasciano il nulla-osta.... Perché a questi negroni di m... bisogna consegnargli il nulla-osta per il permesso di soggiorno».
Nessun senso civico e diprezzo totale per i migranti, spinti spesso dalla disperazione a regolarizzare in ogni modo la propria posizione .