foto da Quotidiani locali
Una finale conquistata in un’atmosfera incredibile di fronte a 10.500 supporter indemoniati. Dopo tre anni il Venezia agguanta la sua seconda finale playoff per puntare alla Serie A. Palermo battuto 2-1, ma il risultato, per quello che si è visto sul rettangolo di gioco, è stretto. Dopo quella con il Cittadella, ora, a partite da giovedì 30 maggio, i ragazzi di Paolo Vanoli affronteranno la vincente di Cremonese-Catanzaro. Sapremo stasera con chi.
Un primo tempo eccezionale nel quale il Venezia avrebbe potuto segnare quattro gol. Nella ripresa la squadra di Vanoli ha giustamente rallentato e i cambi del tecnico di Varese hanno irrobustito il centrocampo e la fase di non possesso. Un traguardo eccezionale che ora deve essere completato con la conquista della Serie A che, a questo punto, sarebbe davvero meritata per quanto mostrato per tutta la stagione dagli arancioneroverdi. Anche ieri il Palermo è stato completamente dominato e il 3-1 finale, considerato l’1-0 maturato all’andata al Barbera, la dice tutta sulla differenza dei valori.
Rispetto alla semifinale d’andata Vanoli inserisce Lella per Andersen e Zampano, sulla corsia di sinistra, come quinto di centrocampo, per Bjarkason. Un logico mini turn over visti i due impegni a distanza di quattro giorni.
Stupendo colpo d’occhio con un Penzo quasi esaurito, ai distinti e in curva nord local sventolano le bandierine verdi e arancioni. Nell’altro pezzo di curva nord ci sono circa 300 supporter del Palermo, tutti quelli residenti al nord o fuori dalla provincia del capoluogo siciliano.
È estasi quando al 4’ Tessmann, su assist di Pierini, inventa un destro dai 22 metri che si conficca all’incrocio alla destra di Pigliacelli: il portiere rosanero, un po’ troppo avanti sulla linea di porta, non si aspettava di certo una conclusione simile.
Il Palermo fatica ad assorbire il colpo, il Venezia amministra. Pohjanpalo potrebbe raddoppiare al 13’: cross di Lella, intelligente velo di Pierini e girata al volo del bomber finlandese. Un difensore rosanero devia in angolo. I rosanero, grazie alle iniziative sulle rispettive fasce di Di Mariano a sinistra e di Diakitè a destra, cerca di rendersi pericoloso, ma la difesa fa buona guardia. I ragazzi di Mignani, non avendo nulla da perdere, si gettano in avanti. Al 25’ una girata di testa di Soleri finisce a lato. Poi, al 27’, una zuccata di Segre viene tolta prodigiosamente dall’incrociodei pali da Joronen.
Le emozioni si susseguono a rotta di collo. Al 28’ Zampano propone la conclusione a Pierini, ma la girata della punta di Parma viene deviata in angolo dallo stinco di Lucione. Due minuti dopo Zampano crossa per Busio, il colpo di testa della mezzala di Greensboro viene alzata prodigiosamente sopra la traversa da Pigliacelli. Al 31’, su angolo di Pierini, svetta di testa Idzes, la traiettoria si perde d’un soffio a lato sulla sinistra. Quattro minuti dopo un destro a giro di Lella si perde di poco sul fondo alla sinistra di Pigliacelli.
Al 43’ arriva il meritato raddoppio. Lella galoppa sulla fascia sinistra, filtrante per Zampano, il cui traversone vede appostato, a porta vuota, Candela, l’altro quinto di centrocampo. Un 2-0 che rende giustamente orgoglioso Vanoli per il suo modo di far giocare la squadra. Un primo tempo incredibile quello degli arancioneroverdi, ormai con quasi due piedi in finale.
Poche emozioni nella ripresa, il Venezia giustamente rallenta i ritmi. Il Palermo che, per qualificarsi, dovrebbe segnare quattro gol, non ci crede più. Vanoli inizia a gestire le forze: dentro Gytkjaer per Pierini ed Ellertsson per Lella. Anche Mignani ne cambia tre, ma i fattori dell’incontro sono invariati. Si vede qualche fase spettacolare,al 17’ tunnel di Ellertsson, l’islandese entra in area e serve Busio, il cui sinistro viene neutralizzato da Pigliacelli. Entrano anche Altare e Olivieri rispettivamente per Sverko e Pohjanpalo. Vanoli concede 10 minuti al grande ex della sfida, Mato Jajalo, che prende il posto di Busio. A 4’ dalla fine il gol della bandiera, maturato da una deviazione di Svoboda su tiro di Traorè
