foto da Quotidiani locali
Quasi trecento manager per elogiare l’imperfezione e ascoltare chi è riuscito a fare dell’errore uno strumento di crescita per superare i limiti con se stesso verso un rinnovato e ancor più valoroso successo. Il 24 maggio sera all’auditorium Fondazione Cassamarca si è svolto il consueto convegno nel corso dell’assemblea annuale di Federmanager Treviso e Belluno dal titolo “Ricostruire: elogio dell’imperfezione”. Un appuntamento emblematico volto a raccontare il fallimento da una prospettiva diversa: non un ostacolo, un errore da evitare o addirittura un tabù da nascondere, ma una tappa fondamentale nel percorso verso il successo e il benessere personale.
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Ad aprire il convegno la presidente di Federmanager Treviso e Belluno, Alessandra Duprè: «Questa è l’occasione per esplorare il lato positivo dell’imperfezione, per scoprire come le sfide e le difficoltà possano invece essere un catalizzatore per la crescita, l’innovazione e la trasformazione» e nel salutare gli ospiti cita Rita Levi Montalcini e Steve Jobs, entrambi esempi di eccellenza, ma anche della forza estrema di saper ricominciare dopo un errore.
Poi è stata la volta delle storie. La prima è quella di Adele Stefanelli, ceramista veneziana e maestra del kintsugi, ovvero l’arte di riparare oggetti rotti con l’oro aumentandone quindi il valore, una metafora perfetta per raccontare come l’imperfezione possa trasformarsi in bellezza.
Poi le quattro storie dei protagonisti sul palco: Diego Bolzonello, ceo di Scarpa: «Il fallimento è una logica propulsiva, è importante prendere lezione da quelli che sono gli errori e trasformarli in opportunità».
Una visione comune a quella di Paolo Venturini, detentore di record mondiali di endurance in condizioni estreme: «L’errore del passato ti permette di poter progredire e oltrepassare i limiti verso l’ignoto, dove però devi essere attento a non ricommettere più quell’errore, si tratta quindi di esperienza».
Poi è stata la volta di Myriam D’Agostino, prima monaca giornalista del Monastero benedettino di Bastia Umbra: «È necessario accogliere la frustrazione dell’errore non come la fine di qualcosa, ma come parte di un percorso, non un punto finale, ma un punto da cui ripartire».
Infine, Francesca Corrado, fondatrice della Scuola di Fallimento di Modena: «L’unica cosa che conta è agire e aspirare a fare oggi meglio di ieri. Il fare ti espone però a due rischi: l’errore e la critica altrui. L’importante è vivere entrambi come un’opportunità di crescita e di apprendimento».
A chiudere l’evento prima Mario Calabresi: «Come giornalista racconto storie e mi ha sempre affascinato raccogliere i cocci dei perdenti usciti da una porta secondaria senza l’auto blu».
E infine, il direttore di Federmanager Mario Cardoni: «L’imperfezione fa parte della natura umana, la paura di fallire ci condiziona e invita a non fare: questa è la perdita più grande per la persona, ma anche per tutto il sistema e la società».