GORIZIA Gorizia «laboratorio di Pace». Gorizia «esempio di riconciliazione anche rispetto agli scenari attuali di guerra».
Questo è il nobile messaggio che rimane indelebile dopo la Marcia nazionale della Pace del 31 dicembre che, nonostante un tempo infausto, vide la partecipazione di un migliaio di persone, giunte da tutto il Nord Italia. Milano, Bergamo, Triveneto, persino da Torino.
E la traiettoria di Gorizia e Nova Gorica deve essere proprio quella di farle diventare “Città della Pace”, in un momento in cui, superando le divisioni del passato, lavorano a braccetto per la Capitale europea della cultura. Più volte ne ha parlato l’arcivescovo Carlo Maria RobertoRedaelli. E in questo solco va inserita l’iniziativa “Vivere la Pace Go25” che ha visto la festa conclusiva al Pastor Angelicus.
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Un progetto ambizioso che ha visto l’adesione di dodici scuole di Gorizia, sei asili, tre elementari e tre medie per un totale di 327 bambini e ragazzi. L’iniziativa proseguirà anche il prossimo anno assumendo una dimensione ancor più transfrontaliera, sia a Gorizia sia a Nova Gorica. E si auspica che, al termine dell’anno scolastico, si possa prevedere una festa fra bambini e ragazzi italiani e sloveni in un luogo significativo del vecchio confine. «Il progetto “Educazione alla Pace” - spiega Fulvio Gaggioli che, assieme alla sorella Antonella, è l’anima della nobile iniziativa - nasce dall’idea di prepararci adeguatamente all’evento di Go!2025 ed è stato proposto anche nelle scuole di Nova Gorica, in collaborazione con l’associazione LivingPeace. La parola “Pace” non esprime un concetto teorico ma un valore. Una virtù, una predisposizione che dobbiamo conoscere e interiorizzare per poterla esercitare nella nostra quotidianità. Educare alla Pace - spiegano ancora - gli organizzatori è, però, un compito che non si insegna in modo nozionistico ma è piuttosto un esercizio che si trasmette con l’esempio nella vita di tutti i giorni in famiglia, a scuola, nelle relazioni interpersonali e sul lavoro».
La Pace - è stato rimarcato al Pastor Angelicus - la si conquista solo coniugando la teoria alla pratica, promuovendo la fiducia reciproca, mettendo in rete le risorse e le esperienze per formare persone capaci e cittadini consapevoli. È necessario pertanto effettuare uno sforzo collettivo per superare gli steccati di diffidenza che spesso ci allontanano dagli altri, in particolare se appartenenti a un’altra nazione.
Concretamente, i docenti sono stati invitati a stimolare la condivisione e altri atteggiamenti positivi come mettersi a disposizione degli altri o non creare ostacoli.
In questo senso, si sono potuti servire del “Dado della pace”, sulle cui facce non ci sono numeri, ma frasi che aiutano a costruire rapporti di pace tra tutti. Esso si ispira ai punti de “L’arte di amare” che Chiara Lubich aveva proposto, con un dado, ai bambini del Movimento dei Focolari. E, così, compaiono messaggi come “perdono l’altro, ascolto, amo per primo” a cui devono essere ispirate le azioni dell’intera giornata, ma i bambini possono pure stimolarsi a vicenda, essere invitati a scrivere o disegnare qualcosa sul tema del giorno.
Come spiega LivingPeace, «educare per la Pace significa promuovere un’azione pratica nell’ambito di un contesto specifico, partendo dai rapporti interpersonali, senza perdere di vista le questioni più generali, come i modelli di sviluppo, la distribuzione delle risorse e la gestione del potere; compiendo atti concreti per trasformare dal basso una società globalizzata, in cui la mancanza dei diritti e le stridenti disuguaglianze rendono spesso privo di senso il solo pronunciamento della parola Pace».
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