Jaylen Brown ne fa 40: i Celtics vincono anche Gara 2
Un fisico scolpito nel granito. Un giocatore, spesso, anche un po’ sottovalutato. Trattasse meglio la sfera, di certo, riuscirebbe a essere più continuo durante tutta la stagione dal punto di vista dell’efficacia. Ma in Gara 2 contro i Pacers, nella finale a est, ha incantato. Ne ha messi 40 di semplice e decisiva aggressività. È stato un killer in attacco fin dalla prima azione. Ha colpito la difesa di Indiana in tutte le maniere possibili. Ha tirato da 3 (4 su 10) con estrema precisione, pur non essendo questa la sua specialità (tendenzialmente rimane uno slasher). Si è arrestato dalla media con l’uomo addosso. Ha tagliato in back–door, sfruttando la sua esplosività nel cambiare direzione. Il contropiede, poi, è da sempre qualcosa che gli riesce molto bene, visto che riempie le corsie laterali come se fosse un centometrista ed ha la dinamite nelle caviglie. E Boston mantiene il fattore campo contro degli Indiana Pacers (2-0) che stanotte hanno dovuto rinunciare a Tyrese Haliburton dal terzo quarto in poi.
Tyrese Haliburton si fa male al bicipite femorale in Gara 2
Infortunio al bicipite femorale per la stella dei Pacers, costretto a lasciare il campo nel terzo quarto di Gara 2 contro i Celtics. Una perdita esiziale per la squadra. L’ex Iowa State sta facendo dei playoff splendidi, non tanto per le cifre in sé (che in ogni caso dicono quasi 20 di media con 8,2 assist), quanto per il ruolo di facilitatore e creatore che recita per Indiana. Una visione di gioco in stile Penny Hardaway, che ricorda molto per la fluidità con cui prende decisioni sia in campo aperto che a difesa schierata. Ha il penetra-e-scarica nel sangue, cosa fondamentale per servire sul perimetro e sui tagli dei vari Toppin, Sheppard, Nesmith, e Turner. Per questo motivo, non dovesse tornare in tempo, le speranze sarebbero davvero poche per Indiana. Ah, nel frattempo Haliburton è stato eletto nel terzo quintetto NBA della stagione. Sigillo di una stagione che, comunque vada, è da incorniciare.
Doncic e Irving: combinazione micidiale
La difesa di Minnesota deve evitare a tutti i costi di andare troppo spesso in single-coverage contro Luka Doncic e Kyrie Irving. Altrimenti sarà dura. Certo, è cosa più facile a dirsi. Tutto ciò in una Gara 1 (finale a ovest) che è stata in generale equilibrata. Ma sono appunti per il futuro. Lo sloveno e l’ex Cavs non danno virtualmente punti di riferimento in attacco. Hanno troppe armi che, se sommate, hanno l’effetto di moltiplicarsi ulteriormente. Possono attaccare palla in mano a piacimento, andare in penetrazione o essere efficaci in transizione sia primaria che secondaria. Sono in grado di eseguire un pull-up-jumper in qualsiasi momento. Si trovano a proprio agio nel servire indifferentemente il perimetro per i tiratori in spot-up o gli alley-oop per Lively e Gafford (ci vanno a nozze…), anche in situazioni di particolare pressione sulla palla. Una coppia che, se ispirata, non smette mai di segnare. Nella prima vittoria contro i T-Wolves, per esempio, hanno messo insieme 63 punti, tirando malissimo da fuori (complessivamente 3 su 13 da tre). Nonostante tutto, hanno seminato il panico a Minneapolis. Hanno pure difeso con voglia, piatto che non è di certo tra le specialità della casa. Sarà una bella serie.
That’s all Folks!
Alla prossima settimana.
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