TRIESTE «I me ga imbambolado...», racconta, ancora scossa e confusa, la settantenne triestina Elvira Zubin, originaria di Buie d’Istria. L’hanno raggirata, per dirla in italiano, facendo leva sulla sua sensibilità e preoccupazione. La signora è stata derubata da due sconosciuti, che si sono finti carabiniere e avvocato: è successo lunedì mattina, ma l’episodio emerge soltanto ora, a denuncia depositata e indagini avviate.
I due l’hanno chiamata al telefono, sostenendo che la figlia Claudia Sincovich aveva investito con l’auto una donna, riducendola in condizioni molto gravi. E che quindi per «la cauzione dell’arresto della figlia» e per «non farle perdere il lavoro» avrebbe dovuto pagare subito 20 mila euro oppure consegnare l’oro che aveva in casa, nella sua abitazione di via Gortan 20, in zona Rozzol. La settantenne ci ha creduto e uno dei ladri si è presentato nel suo appartamento portandole via ben mezzo chilo di gioielli, tra catenine, braccialetti e anelli, compreso quello nuziale. I ricordi di una vita. Il valore economico è stimabile in circa 30 mila euro.
Come è possibile che la settantenne non si sia insospettita? «Il fatto – chiarisce lei – è che tempo fa uno dei miei due figli era rimasto veramente coinvolto in un grave incidente, in cui aveva rischiato di perdere una gamba. Quando ho ricevuto quella telefonata in cui mi veniva detto che mia figlia aveva investito una persona, ho preso paura e non ho capito più niente».
La vicenda è più articolata. Perché i truffatori, non si sa come, sono riusciti a disattivare i cellulari della figlia Claudia e di suo marito, in modo che la signora non potesse chiamarli.
Sono circa le undici e mezza, quando la signora Zubin riceve la telefonata fasulla: «Carabinieri di via Hermet», si sente dire. «Ho preso un colpo», ripercorre la settantenne, ricostruendo che «questo carabiniere (un truffatore, come scoprirà poi, ndr) – mi spiega che mia figlia Claudia aveva investito una donna sulle strisce e che era stato un incidente molto grave. Questo uomo, che parlava benissimo l’italiano, conosceva di me e dei miei figli nomi, cognomi... tutto. Poi mi passa un’altra persona che afferma di essere l’avvocato d’ufficio Riccardo Ferrone Stefano. Me lo sono segnato su un quadernetto questo nome. Il sedicente avvocato mi spiega che Claudia era stata arrestata, che era sotto interrogatorio e che le erano state ritirate la patente e la macchina. Non solo, aggiunge anche che avrebbe perso il posto di lavoro».
In quel momento il marito della signora Elvira non c’è: è uscito per andare a prendere i nipoti a scuola.
La telefonata si conclude con la richiesta di 20 mila euro in contanti: «La cauzione per rilasciare mia figlia... ma io ho risposto che in casa avevo solo 200 euro. A quel punto mi propongono di consegnare l’oro, dicendo di prepararlo per il ritiro mettendolo su un tavolo. Sarebbe venuto a prenderlo un loro collega».
La coppia di malviventi aggiunge un’ulteriore richiesta, complicando la questione ma ottenendo l’effetto di convincere la settantenne. Le danno un codice con cui avrebbe dovuto presentarsi dai Carabinieri di via Hermet per la restituzione dell’oro dato in cauzione. «La cosa strana – osserva Elvira Zubin – è che il mio telefono di casa, il cellulare di mia figlia e quello di suo marito non funzionavano per tutto il giorno».
Dopo la chiamata del “carabiniere” e del complice “avvocato”, la settantenne riceve una visita. È proprio uno dei due imbroglioni. «Si è presentato come “maresciallo”, ma non ha mostrato alcun distintivo. Aveva circa trent’anni, era alto e, ripeto, parlava bene italiano».
La signora aveva già preparato su un tavolo del suo appartamento tutti i gioielli. Ciò che succede nei minuti successivi è istantaneo: l’uomo entra in casa, prende l’oro, se lo mette in tasca e se ne va. Senza dire nulla.
A quel punto la settantenne realizza che c’è qualcosa che non va. Si rende conto della stranezza di un comportamento del genere. E riesce ad allertare l’altro figlio. «Saprei riconoscere quella persona che è entrata in casa mia – spiega Elvira Zubin – anche se sono ancora veramente sconvolta per ciò che mi è successo».
RIPRODUZIONE RISERVATA