Si chiamava “Cosmo”: alto 8 metri e largo 9,45, debuttò ufficialmente poco più di 40 anni fa, nell’amichevole tra l’Udinese e il Barcellona di Cesar Menotti, tecnico campione del mondo con l’Argentina del 1978
Era una serata gelida e piovosa. Mancava Diego Maradona, rimasto in Spagna. Zico l’avrebbe sfidato pochi mesi dopo, quando passò al Napoli. L’attrazione di quel martedì 8 maggio era un’altra. E stava appena sopra gli spalti.
Si chiamava Cosmo, il megaschermo per antonomasia. Alto 8 metri e largo 9,45, debuttò ufficialmente poco più di 40 anni fa, nell’amichevole tra l’Udinese e il Barcellona di Cesar Menotti, tecnico campione del mondo con l’Argentina del 1978. Nel mezzo storie e aneddoti, prima di abbandonare il Friuli tra il 20 e il 21 febbraio 2015: durante i lavori di costruzione del nuovo stadio, una gru smontò tutta la struttura che lo ospitava.
Cosmo fu il primo tabellone elettrico in un stadio italiano: a volerlo il presidente di allora dei bianconeri, Lamberto Mazza, spinto dal direttore generale Franco Dal Cin.
Il costo? Cinque miliardi, poco inferiore a quanto venne pagato Zico nel 1983. Il tutto mentre la Zanussi, che Mazza guidava, metteva in cassa integrazione migliaia di operai.
Le polemiche fiorirono, ma nulla impedì l’installazione di Cosmo, composto da 42 mila lampade a incandescenza, prodotto dalla giapponese Matsushita.
L’obiettivo: mostrare immagini, i gol della gara dei bianconeri dopo il 90’, i risultati e la classifica delle altre partite di A. Non si lasciava lo stadio se non si avevano visto sul maxi schermo le reti del match.
Un capolavoro di tecnologia per gli anni ’80. L’inaugurazione avvenne il 29 aprile in Udinese-Lazio (2-0). Il “vero” esordio col Barcellona: venne acceso un’ora prima del match, primi filmati trasmessi la partita dei mondiali del 1982 tra Italia e Brasile. In tribuna l’onorevole Antonio Matarrese, presidente della Lega Calcio. Ad arbitrare Enzo Barbaresco di Gradisca, fischietto a fine carriera. Finì 4-1 tra friulani e catalani: a referto Zico, Virdis (due gol) e De Agostini.
Pochi giorni più tardi, il 13 maggio 1984, dopo il ko dei bianconeri col Milan in campionato (2-1), Mazza comparve su Cosmo e, rivolgendosi al pubblico, disse: “Dobbiamo perseguire il potenziamento dell’Udinese con o senza Zico?”.
Dopo l’ovazione dei presenti, continuò: “Sono d’accordo con voi! Facciamolo con Zico! E’ necessario però un vostro contributo”. Ossia: due annualità di abbonamenti. Il presidente rivolse un appello così potente ai tifosi e lo fece supportato da Cosmo, che continuò a trasmettere filmati, immagini, classifiche sino al 1991. Nel mezzo un’altra stagione in serie A con Zico, la retrocessione in B del 1987, il ritorno tra i big nel 1989 e la successiva ricaduta tra i cadetti nel 1990.
A programmarlo era la Zeta Color Spa, un’altra società di Mazza: in seguito a una causa legale tra quest’ultima e il nuovo proprietario dell’Udinese, Gianpaolo Pozzo, il maxischermo venne disattivato.
Da allora sino al 2009, anno in cui la vicenda giudiziaria svoltò in positivo, nessuno poteva avere accesso a quell’enorme contenitore di cemento che conteneva Cosmo. Quando si ottenne il permesso, la scoperta: il mega schermo avrebbe potuto essere riaccese. I costi tuttavia sarebbero stati enormi, la tecnologia nel frattempo aveva compiuto passi da gigante. Il “vecchio” televisore venne sostituto con un altro moderno, attivato per la prima volta il 19 settembre 2010 in occasione della gara con la Juventus. Costo dell’operazione: circa un milione di euro, a inaugurarlo Marcio Amoroso. Quindi il mega schermo venne trasferito nel nuovo stadio. L’intera struttura venne abbattuta nel febbraio 2015. I ricordi no, quelli resistono.
