Un’anima persa, convinta di riuscire a gestire la propria vita nonostante da decenni avesse imboccato una strada pericolosa. A Reana del Rojale, dove Silvia Comello, 42 anni, vive e risiede, nessuno si aspetta va che la donna, priva di auto e di patente, potesse raggiungere Bicinicco e uccidere l’amico o conoscente Stefano Iurigh. Lo sballo fece presa su Silvia nell’età dell’adolescenza, da allora, a tutte le età, la donna ha rifiutato gli aiuti.
«Il Comune, per aiutarla – conferma la vicesindaca reggente di Reana, Anna Zossi, nonché coetanea di Silvia –, ha attivato tutte le procedure per monitorarla sia attraverso i servizi sociali sia attraverso la polizia locale e alle forze dell’ordine a cui chiedevamo supporto quando i nostri mezzi erano impegnati».
Ma nonostante ciò Silvia non è più tornata sulla retta via che aveva smarrito quando frequentava i primi anni della scuola superiore. La sua vita è fatta di fughe, ritorni, solitudini e disagi interiori. In questa cornice, la donna ha sempre rifiutato ogni tipo di aiuto: non ha mai accettato il supporto dei parenti e dell’unica sorella che vive altrove. Anche ai ricoveri ospedalieri ha reagito firmando le dimissioni.
Ultimamente, a Reana del Rojale, la vedevano camminare spesso sola e quando si allontanava scattavano i controlli. Più di qualcuno sostiene di averla incontrata nei giorni scorsi a Reana e questo fa pensare che Silvia non si fosse trasferita a Bicinicco. Difficile definire anche il tipo di rapporto nato tra Silvia e Stefano, visto che si erano conosciuti da poco. Silvia non era una persona violenta, la sua personalità cambiava quando lo sballo aveva la meglio.
«Era incapace di gestire la propria vita» ripeta chi la conosceva bene provando a cercare le ragioni di quel gesto tanto violento e atroce. Tutti parlano di Silvia con un senso di dispiacere per non aver trovato il modo di mettere al riparo Silvia, la donna in stato di fermo per aver ucciso, sabato sera, Stefano Iurigh, a Bicinicco.