Per la finale del Challenger 175 di Aix en Provence (terra battuta) c’erano tutte le premesse per un bel pomeriggio di tennis sul centrale del Country Club Aixos, baciato dal sole provenzale e gremito di gente. Si sfidavano il cileno Alejandro Tabilo e lo spagnolo Jaume Munar per raccogliere l’eredità di Andy Murray che l’anno scorso aveva iscritto il proprio nome nell’albo d’oro di un torneo che annovera tra i vincitori anche, tra gli altri, Frances Tiafoe (2017) e Diego Schwartzman (2014). La partita si presentava equilibrata, considerando anche la classifica abbastanza simile dei due contendenti, ma purtroppo così non è stato perché Munar ha perso subito le ruote dell’avversario e non è mai riuscito ad entrare veramente in partita. In un primo set disastroso è infatti riuscito, nei games di risposta, ad ottenere la miseria di quattro soli punti, cedendo per contro ben due volte il servizio. Il cileno comandava così senza troppa fatica con le sue belle sbracciate mancine e con una sapienza tattica di gran lunga superiore.
Tutti si aspettano a questo punto una reazione da parte di Munar che però inizia il secondo parziale in modo disastroso perdendo immediatamente il servizio e condannandosi ad una nuova gara di rincorsa. Rincorsa che diventa affannosa dopo un altro break subito nel terzo game. Munar, rintuzzato il suo disperato tentativo di rientro nel gioco successivo in cui, in risposta, arriva per la prima volta ai vantaggi, comincia a pensare alla doccia mentre Tabilo porta a casa la vittoria col punteggio di 6-3 6-2. Grande la sua gioia e quella dei pochi, ma rumorosissimi, tifosi cileni presenti in tribuna. Per il 26enne nativo di Toronto (ma ritornato alla nazionalità cilena nel 2016) è la sesta vittoria Challenger, la prima di una stagione che in gennaio si era aperta trionfalmente col successo nell’ATP 250 di Auckland. A noi il ragazzo piace molto e ne avevamo già apprezzato l’eleganza del gesto lo scorso anno al Challenger di Francavilla (dove batté in finale Benoit Paire). Probabilmente la sua palla è un po’ leggerina ed è forse questo il motivo per cui ha cominciato relativamente tardi ad ottenere quei risultati che tutti gli pronosticavano da junior quando nel 2012 vinse in doppio all’Orange Bowl e Nick Bollettieri ne parlava benissimo. Con questo successo migliora il proprio best e da lunedì dovrebbe salire al n.34 ATP. Che dire invece di Jaume Munar? Molti pensavano che, anche solo per contiguità geografica, potesse essere se non l’erede almeno un buon discepolo di Rafa Nadal, ma così non è stato (best ranking n.52 nel 2019) e la sua carriera si è finora dipanata sulla linea di confine tra ATP e Challenger. E’ quello che in gergo calcistico si definirebbe ‘giocatore di categoria’, e infatti al piano superiore non ha mai ottenuto grandi risultati, pur dimostrandosi sempre molto affidabile nel circuito cadetto, come testimoniano le sue nove vittorie. Ma questo, purtroppo per lui, era uno strano Challenger, in pratica un ATP 250 sotto mentite spoglie.
Al Challenger 75 di Guangzhou (cemento) la vittoria finale è stata dell’australiano Tristan Schoolkate che in finale ha avuto la meglio, a sorpresa, sul connazionale Adam Walton (n.119 ATP e terza testa di serie) col punteggio di 6-3 3-6 6-3. Per il 23enne nativo di Perth è il primo successo Challenger che lo proietta al nuovo best ranking alla posizione n.225 ATP.