Seconda tappa, domenica 5 maggio
Tadej Pogacar, 9: è troppo superiore, fuori portata per gli avversari di questo Giro d’Italia. Con lui possono giocarsela i vari Vingegaard, Roglic, Evenepoel, ma di sicuro nessuno dei corridori presenti alla Corsa Rosa. Oggi ad Oropa ha impressionato per la facilità con cui è rientrato in gruppo dopo la foratura-caduta all’imbocco della salita conclusiva. Non si è scomposto, mettendo la squadra in testa a tirare e poi piazzando la scontata stoccata nel tratto più duro. Può perdere questo Giro solo con per caduta o malattia, ma questo era noto ben prima della partenza di Venaria Reale.
Daniel Martinez, 7.5: all’imbocco dell’ascesa conclusiva sembrava in grande difficoltà, dimenando le spalle in coda al gruppo. Invece si è progressivamente ripreso, chiudendo in seconda posizione e confermando di essere un serio pretendente alla piazza d’onore, il massimo possibile in questo Giro d’Italia.
Geraint Thomas, 7,5: la classe non tramonta mai, nemmeno a quasi 38 anni. Non è più il corridore capace di aggiudicarsi il Tour de France, tuttavia si gestisce con la consueta sagacia. Considerando i 70 km a cronometro, la strada è apparecchiata per un nuovo podio.
Lorenzo Fortunato, 7: la rivelazione di giornata, che salva l’onore di un’ammaccata Italia. Il passaggio in Astana sembra essergli servito per entrare in una nuova dimensione. Di sicuro non vincente, ma probabilmente tale da poter ambire ad una top10. Quarto all’arrivo e sesto in classifica generale. Il suo problema enorme saranno le due lunghe cronometro, dove potrebbero fioccare i minuti di ritardo.
Cian Uijtdebroeks, 6,5: dimostra di avere stoffa e di potersi ampiamente giocare un posto tra i primi 5 a Roma. Difficilmente potrà mai fare la differenza in salita, tuttavia sa difendersi egregiamente e potrebbe poi fare benissimo nelle prove contro il tempo.
Domenico Pozzovivo, 6: dopo essere rimasto attardato per un problema al cambio, ha comunque limitato i danni, concludendo 17° a 1’20”. Encomiabile a 41 anni…
Damiano Caruso, 5: già al Giro di Romandia si era intuito che la condizione non fosse quella degli anni migliori. Ieri aveva illuso con quell’attacco nel finale a Torino, oggi va subito in difficoltà quando la corsa entra veramente nel vivo ad Oropa e accusa ben un minuto e mezzo. La carta d’identità inizia a presentare il conto, ma un discreto piazzamento è ancora possibile se salirà di condizione in vista della terza settimana.
Antonio Tiberi, 5: è vero che la foratura poco dopo l’inizio dell’ascesa conclusiva ha compromesso la sua prestazione. Tuttavia è andato completamente in tilt, spendendo forse troppo nella foga di voler rientrare e poi andando in crisi. 2’27” di ritardo sono un responso impietoso per un corridore che aveva dichiarato di voler puntare al podio. Una doccia gelata per l’Italia, che da ormai un lustro attende invano un messia nelle corse a tappe. Ad ogni modo, sarà interessante capire a Prati di Tivo se riuscirà a rimanere con i migliori o se proprio manchi qualcosa.
Giulio Pellizzari, 5: arriva al traguardo insieme a Tiberi. Si pensava che potesse rimanere con i migliori in salita, ma il responso della strada ci dice che non è ancora pronto per questi livelli.
Romain Bardet, 4: dopo due tappe ha già 2’31” di ritardo da Pogacar. E dire che, prima della Corsa Rosa, aveva affermato di non essere mai stato così in forma, addirittura meglio rispetto ai podi del passato al Tour de France.