LIGNANO. Da trent’anni al centro della stagione estiva, punto d’incontro di giovani e di turisti, cuore pulsante degli aperitivi ancor prima che diventassero “di moda” e simbolo indiscusso di libertà di essere e di esprimersi.
Il Lele’s Chiosco celebra il suo trentesimo compleanno e lo fa regalandosi un’intera stagione di festa. Chi passa davanti al Tenda Bar di Pineta vede infatti campeggiare un enorme 30 sopra alla copertura del chiosco.
«Era il 1994 – racconta Raffaele “Lele” Antonaz – e io ero uno dei giovani che lavoravano nella Lignano notturna. Allora in questa località si contavano una quindicina di discoteche e io ero impegnato come barman in diverse realtà, ma avevo un’idea ricorrente ed era legata all’immagine di un chiosco. Dopo anni di stagioni estive mi sono presentato dal signor Bornacin, allora titolare del Tenda e gli ho chiesto se potevo lavorare per lui e da lì è iniziata l’avventura».
Non si trattava di un chioschetto qualsiasi. Nel 1910 il primo prototipo del chiosco della Birra Moretti, realizzato dall’architetto Raimondo D’Aronco, venne posizionato nel campo sportivo Moretti di Udine. Nel 1984, ne furono realizzate sei copie itineranti, una grande e cinque più piccole.
Nel 1985 il chiosco grande venne trasferito stabilmente a Lignano Pineta e, col passare del tempo, è stato rinforzato e rielaborato. Negli anni 90 era normale per i giovani di tutta la regione passare il venerdì o il sabato sera “al mare”, iniziando la serata proprio da Pineta, incontrandosi con gli amici, per poi scegliere dove andare a ballare fino al mattino.
«C’erano i ragazzi immagine, i pr, i dj, i barman e anche i camerieri dei locali che passavano sempre da qui, oltre a tanti giovani che arrivavano – prosegue Antonaz –,venivano prima di iniziare a lavorare, uscendo dalla spiaggia, oppure a notte fonda, per bere una cosa prima di andare a dormire. Sono stati loro a dare un nome a quello che era un chiosco, chiamandolo “Lele’s Chiosco”. Aprivamo verso le 11 del mattino e chiudevamo le spine alle 4 di notte. Gli anni passavano e io e Paolo Bartolini siamo entrati in società con Bornacin, ma quelli che frequentavano il chiosco sono rimasti. Oggi mi capita di vedere la terza generazione dei figli dei primi clienti».
Tra le particolarità di un posto così iconico, c’è il fatto che lo staff è da sempre al maschile. «Nulla contro le donne, anzi, ma quando ho iniziato i fusti di birra contenevano 50 litri e per alzare 60 chili serviva un uomo».
Un elemento distintivo è la tshirt che identifica i boys del chiosco e che da sempre riporta una caricatura eseguita da un artista di strada, a cui viene abbinata una frase in inglese tradotta dal friulano e che per questa estate verrà proposta in edizione celebrativa. Una svolta è arrivata con il Covid, una recinzione bianca che ne delimita lo spazio, oltre all’avvento del servizio al tavolo, ma il Lele’s Chiosco rimane un posto in cui tutti sono i benvenuti, un porto franco in cui arrivare indossando il chiodo o il tacco a spillo, in cui trovarsi o ritrovarsi.