Rotary Club assieme al Fai e all’Ordine degli Ingegneri e Architetti per un giorno nella struttura degli anni Trenta che ospita la Questura
TRIESTE. Musica e arte risvegliano i fasti del passato a Trieste. I triestini non più giovanissimi se la ricordano ancora, fino a molti anni fa in via Tor Bandena sorgeva una sala che incantava i suoi visitatori con un’atmosfera di splendore e raffinatezza. Le pareti bianche riflettevano la luce che proveniva dal palcoscenico, mentre le file di sedie di tessuto rosso emanavano un senso di lusso e tradizione. All’entrata, una scalinata conduceva al foyer, uno spazio ristretto ma accogliente dove gli spettatori potevano sostare e socializzare in attesa dell’inizio dello spettacolo.
L’auditorium si trovava nel cuore del centro cittadino, accanto al teatro romano, raggiungibile a piedi da chiunque volesse sfidare la fredda Bora nelle notti invernali triestine. Nel 1985 fu chiuso alla cittadinanza per motivi di sicurezza, e così è rimasto. Ma ieri la sala multifunzionale di via Tor Bandena ha riaperto le sue porte, pronta a riaccogliere per un solo giorno i suoi concittadini. Questo grazie all’iniziativa “Concerti con il caschetto”, organizzata dal Rotary Club Trieste con la collaborazione del Fai e degli ordini professionali degli Ingegneri e Architetti. Un viaggio alla riscoperta di uno dei luoghi nascosti del territorio, all’interno dello stesso edificio che dal 1954 ospita la Questura. Accompagnati dalle note di grandi compositori – Bach, Strauss, Paganini – grazie al talento dei musicisti Elia Grigolon (violino), Francesco Crise (chitarra), Ilaria Prelaz (flauto) e Federico Lamba (corno).
Progettato in occasione del piano regolatore del 1934, che prevedeva una rivalorizzazione della zona urbana di città vecchia, l’intero palazzo nasce come sede del Partito nazionale fascista. Fu proprio Mussolini, nel lontano 1938, a posare la prima pietra per la sua realizzazione.
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L’auditorium, che hai tempi d’oro contava quasi 500 posti a sedere, ospitava concerti, comizi, rappresentazioni ed eventi privati. La sua storia è strettamente intrecciata con quella del Teatro Stabile di Trieste e del Teatro Verdi, che hanno lungamente utilizzato questo luogo per spettacoli e prove. Proprio qui ebbe il suo debutto come direttore sinfonico il maestro Claudio Abbado. Nel 1965 la sala fu protagonista di un piccolo incendio, che diede il via a una serie di ristrutturazioni che continuano anche adesso. L’ultima, risalente oramai a qualche anno fa, ha eliminato l’amianto presente e messo in sicurezza il controsoffitto pericolante. Oggi del lusso del passato rimangono poche tracce: qualche sedia rossa disseminata qua e là e qualche locandina ingiallita alle pareti, testimonianze mute di un’epoca di splendore ormai sbiadita. Il soffitto mostra segni di crepe, i pezzi di intonaco caduti a terra si mescolano con i calcinacci e detriti accumulati agli angoli. Non a caso quello di ieri era un “Concerto con il caschetto”, tutti lo indossavano in quell’auditorium cantiere.
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L’auditorium è attualmente alla ricerca di un futuro definitivo. E se il suo passato è stato legato agli altri teatri della città, il suo futuro è intrecciato a doppio filo a quello della Questura, che ne detiene l’uso governativo e del Demanio di Stato, che ne è il proprietario. Molti sono stati i progetti e le proposte che negli anni passati hanno cercato di dare nuova vita a questi spazi, ma i problemi strutturali che hanno portato alla sua chiusura permangono. «Speriamo che si trovi una soluzione, magari grazie anche a iniziative come questa» commentano diversi visitatori varcando la porta d’uscita. E aggiungono: «Sarebbe davvero un peccato lasciare che un luogo così prezioso cada nell’oblio».