La Parola e l’Immagine. L’una non disgiunta dall’altra. È questa una tra le chiavi di lettura per interpretare un artista totale nella sua esuberante versatilità espressiva come Jean Cocteau, nella retrospettiva, seducente e complessa, alla Collezione Guggenheim di Venezia fino al 16 settembre. La più importante mai dedicata in Italia a uno dei personaggi-chiave della scena artistica e culturale parigina della prima parte del XX secolo.
Disegnatore, poeta, romanziere, drammaturgo, critico, librettista, regista cinematografico, muralista, designer di gioielli e tessuti, con una destrezza da giocoliere nell’interpretare, di volta in volta, l’uno o l’altro ruolo. E insieme nella capacità di fonderli tutti in un’unica visione estetica, sospesa tra simbolismo e surrealismo, ma già proiettata verso la modernità. “Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere” è il titolo della mostra curata da Kenneth E. Silver, storico dell’arte della New York University, che riunisce oltre centocinquanta opere, dai disegni alla grafica anche di grande formato, da gioielli agli arazzi, ai documenti storici, libri, riviste, fotografie e frammenti di film diretti dallo stesso Cocteau.
Venezia e la Guggenheim sono la sede ideale per questa esposizione. Perché, come ha ricordato presentandola la direttrice della Collezione Karole P. b. Vail, un rapporto di amicizia di lunga data legava l’artista e intellettuale francese a Peggy Guggenheim. «È proprio con una mostra a lui dedicata, suggerita da Marcel Duchamp - ha ricordato Veil - che Peggy inizia la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938. A questo si aggiunge il grande amore che sempre ha unito Cocteau a Venezia, un legame indissolubile nato in occasione della sua prima visita, all’età di quindici anni, che lo porterà regolarmente a visitare la città negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale». Alcuni degli ironici disegni “veneziani” in mostra ne sono la dimostrazione.
Il disegno e la cinematografia – con frammenti proiettati di suoi celebri e iconici film come “Orfeo” e “La bella e la bestia”, dopo il primo, citatissimo, “Il sangue di un poeta” – sono i due aspetti forse privilegiati dalla mostra, che cerca comunque di ricostruire un ritratto a tutto tondo di una figura controversa e al tempo criticata anche per i suoi eccessi e la sua sessualità. “Esponendo” per la prima volta, anche attraverso i suoi disegni erotici o personali, la sua omosessualità – di cui non aveva mai fatto mistero pur senza “outing” dichiarati – e la dipendenza dall’oppio. Componenti della sua vita che sono state parte anche della sua creatività artistica – basti pensare al rapporto con un grande attore francese del tempo come Jean Marais, protagonista di alcuni dei suoi film – e che, come ha sottolineato Silver, rendono oggi la sua figura ancora più attuale.
Cocteau è stato una figura centrale della vita artistica parigina. Nella sua cerchia figurano, tra gli altri, Pablo Picasso, Sergej Djagilev, Tristan Tzara, Joséphine Baker, Coco Chanel ed Edith Piaf, amici e amiche che compartecipano creativamente alle sue incursioni nel Cubismo, Dada e Surrealismo. E nel 1924, dedicando proprio a Picasso un suo volume di Disegni, scrive nella dedica: “A Picasso: i poeti non disegnano. Scompongono la scrittura per poi ricomporla diversamente”.
La dimensione poetica di Cocteau, nel senso più ampio del termine, è quella che si coglie visitando questa mostra. Il percorso espositivo si snoda intorno a una serie di capitoli che toccano i principali temi al centro dell’opera di Cocteau: l’Orfeo e il tema della poesia, l’eros, il classico nell’arte, Venezia e il rapporto con Peggy Guggenheim, il cinema e il design, che si esprime nella moda, nel gioiello e nelle arti applicate. Il narcisismo, legato anche al tema dello specchio e della visione riflessa e l’elemento della classicità come ricerca del bello e della sublimazione sono uno dei temi costanti della sua ricerca. Assieme al rapporto costante tra verbo e visione.
Le parole e le immagini sembrano a volte contendersi lo spazio sulla pagina, come se lo scrittore e il disegnatore che convivono in Cocteau si disputassero l’attenzione. E la miriade di iscrizioni sui frontespizi dei libri regalati ad amici e ammiratori, con il tempo assumono la forma di un profilo maschile dalla bellezza classica, i cui contorni vanno ad avvolgere le parole del titolo. Bisogna immergersi nel suo mondo, visitando la mostra, per riscoprire la grande pulsione creativa di Jean Cocteau. —
