Garantire un futuro a bambini e adulti che vivono in India in condizioni precarie e di degrado. È quanto si propone il progetto del valore di 622 mila euro – bandito e finanziato per 591 mila euro dalla Commissione per le adozioni internazionali del ministero per la Famiglia – che vede capofila l’associazione longaronese che si occupa di adozioni “I bambini dell’arcobaleno - Bambarco onlus” presieduta da Marisa Tomasella. Il sodalizio guiderà una serie di altri partner (Nadia Onlus di Verona, Lo Scoiattolo di Terni, Associazione Ariete di Napoli, Associazione Amici trentini di Trento e Bolzano, Famiglia insieme di Roma, Associazione italiana pro adozioni Aipa, Care to Action di Mestre, La gioia di civere di Terni, e i partner indiani Murali Krishna Trust Mkt e Centre for oscial action) per un progetto volto a “costruire il futuro dell’India”.
Il piano si chiama “Future of India”, infatti, ha una durata di 18 mesi (è partito a febbraio) e si prefigge – come ha spiegato il project manager Angelo Vernillo – «di migliorare le condizioni di vita dei bambini indiani dal momento della loro nascita fino al compimento dei 18 anni. Il percorso interessa alcune delle aree più povere e degradate, dove c’è una maggiore presenza di contesti fragili. L’obiettivo è combattere e prevenire il fenomeno dell’abbandono dei minori da parte delle famiglie».
Il percorso si rivolgerà a 2.251 bambini e 1.225 adulti, soprattutto donne. Le attività di formazione ed educazione si svolgeranno in India con partner italiani, ma anche con enti locali. «Il nostro obiettivo», commenta Tomasella, «è garantire un futuro più bello a chi vive in condizioni di disagio e degrado, attraverso interventi concreti e mirati».
L’intento è anche quello di agevolare l’accesso ai servizi base per la salute materno-infantile, potenziando il ruolo degli anganwadi (strutture indiane che si occupano del monitoraggio della salute delle gestanti, delle donne in allattamento, del controllo dello stato nutrizionale di madri e bambini), attivando un servizio di pre-scuola che permetta alle madri di lavorare e ai loro figli di iniziare un percorso di apprendimento. Il progetto prevede anche la formazione del personale che vi lavora.
«Alla fine dei 18 mesi vedremo gli effetti del nostro impegno», ha precisato Vincenzo Starita, vice presidente della Commissione per le adozioni internazionali, che sottolinea lo sforzo del ministero competente su questo fronte. «Siamo all’interno di un principio di sussidiarietà. Il nostro scopo non è solo di avviare attività assistenziali all’estero, ma anche di fare in modo che Paesi in difficoltà possano avere gli strumenti per affrontare il loro futuro da soli».
«Siamo orgogliosi che questo progetto internazionale veda capofila la nostra associazione», ha detto il sindaco, Roberto Padrin, «che lavora da trent’anni dietro le quinte per regalare felicità a coppie e famiglie».
