Mentre i leader chiamano il riarmo e il conflitto, la bozza del Consiglio europeo prepara il continente all’ipotesi di una guerra. Finora erano state solo parole, ora è scritto nero su bianco che all’Europa serve un piano d’emergenza proprio in caso di attacco militare. Un programma che deve coinvolgere anche i civili e la società: […]
L'articolo Piano Ue per preparare i cittadini alla guerra: “Serve risposta militare-civile rafforzata”. Ma Borrell rassicura: “Non dobbiamo esagerare” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mentre i leader chiamano il riarmo e il conflitto, la bozza del Consiglio europeo prepara il continente all’ipotesi di una guerra. Finora erano state solo parole, ora è scritto nero su bianco che all’Europa serve un piano d’emergenza proprio in caso di attacco militare. Un programma che deve coinvolgere anche i civili e la società: la bozza di conclusioni del vertice sottolinea infatti la necessità “imperativa” di una “preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata” e di una “gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”. Invita quindi il Consiglio a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’Alto Rappresentante, a proporre “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”. A frenare la deriva guerresca verso la quale sembra indirizzata l’Ue è però lo stesso capo della diplomazia europea, l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell: “Non bisogna impaurire la gente inutilmente, la guerra non è imminente” in Europa, ha detto. “Non dobbiamo esagerare, sento voci dire che la guerra è imminente. Grazie a Dio non lo è, crediamo nella pace, sosteniamo l’Ucraina e non siamo parte di questo conflitto. Solamente, dobbiamo sostenere l’Ucraina e prepararci per il futuro, aumentando le nostre capacità militari. Quello che è imminente è la necessità degli ucraini di essere sostenuti, non è questione di andare a morire per il Donbass. Il problema è sostenerli perché loro non debbano morire nel Donbass”.
Sono queste le frasi allarmanti su cui discuteranno oggi i leader seduti al tavolo del Consiglio europeo: un vertice di guerra in cui si voterà l’utilizzo dei profitti straordinari degli asset russi congelati per mandare altre armi all’Ucraina. Sul tavolo però finiranno anche le frasi del presidente francese Emmanuel Macron, che nei giorni scorsi era arrivato a ipotizzare l’intervento di soldati europei in territorio ucraino, salvo poi fare una parziale retromarcia. Un intervento diretto di soldati europei però non è più un’ipotesi da scartare a prescindere, non solo per Macron. Hanno un effetto diverso, dopo aver letto la bozza delle conclusioni, anche le parole pronunciate solo due giorni fa proprio dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra“.
Proprio in vista del vertice europeo di oggi e venerdì, Michel spiegava che i Paesi Ue devono essere “pronti a difendersi”, producendo più munizioni e spendendo di più per la difesa. Ma evidentemente anche preparando i civili all’ipotesi della guerra in Europa. E la Germania si sta già muovendo in questo senso: come raccontato da ilfattoquotidiano.it, i Comuni tedeschi hanno chiesto a Berlino di ripristinare bunker e rifugi e costruirne dei nuovi, nonché di dotare tutto il territorio di sirene d’allarme, stanziando almeno 1 miliardo di euro all’anno per i prossimi dieci anni. Quella che i vertici europei stanno portando avanti nelle ultime settimane è una “escalation comunicativa molto preoccupante”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it Stefano Cristante, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università del Salento. “Le guerre minacciate sono molto più vicine alla guerra vera di una soluzione diplomatica”.
In questo clima, a sorprendere nuovamente è l’atteggiamento del premier ungherese Viktor Orbán che proprio nelle ore in cui si trova a Bruxelles per il vertice con gli altri 26 Stati membri invia le proprie congratulazioni a Vladimir Putin per la rielezione. In una lettera, si è congratulato col presidente russo “sottolineando che la cooperazione tra Ungheria e Russia, basata sul rispetto reciproco, consente importanti discussioni anche in contesti geopolitici difficili – ha spiegato il portavoce del governo Zoltan Kovacs – Orbán ha affermato l’impegno dell’Ungheria per la pace e la disponibilità a intensificare la cooperazione nei settori non limitati dal diritto internazionale”.
LE REAZIONI – Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha accolto con favore la proposta, già esplicitata da diversi esponenti delle istituzioni Ue di prevedere l’emissione di bond europei per finanziare il riarmo e la difesa. “Noi crediamo nell’Europa. E crediamo in una difesa europea. Gli eurobond per la difesa sono una buona idea, così come è stato fatto per il Covid. La difesa europea è un percorso che necessita anche di un sostegno finanziario, credo che abbiamo buone ragioni per convincere anche gli altri Paesi”. Dello stesso avviso il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che arrivando al Consiglio europeo ha detto: le entrate dei profitti dagli asset russi congelati “possono essere utilizzate dall’Unione europea e, a mio avviso, innanzitutto per avere l’opportunità di acquisire le armi e le munizioni di cui l’Ucraina ha bisogno per la propria lotta difensiva”.
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