Il Polittico di Sant’Agostino, capolavoro di Piero della Francesca databile tra il 1454 e il 1469, è tornato finalmente insieme per essere ammirato nella sua “quasi” interezza, nonostante la “diaspora” iniziata a partire dal 500, con la conseguente dispersione subita a seguito dei tumultuosi cambiamenti sociali, religiosi e artistici dell’epoca.
Dedicato originariamente alla vecchia chiesa di Sant’Agostino di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, oggi nota come chiesa di Santa Chiara, fu commissionato agli Agostiniani nel 1454 e vide concluso il proprio ciclo produttivo nel 1469.
Questo lavoro si colloca cronologicamente tra altri due grandi polittici dell’artista: quello della Misericordia e di Sant’Antonio, consolidando la fama di Piero della Francesca come maestro del Rinascimento italiano, abile nel fondere l’influenza fiamminga con una solida struttura geometrica e una profonda conoscenza della prospettiva.
Il polittico originariamente si presentava con una struttura a scomparti, dove, al centro, troneggiava la figura della Madonna con Bambino, la quale è attualmente considerata dispersa. Nonostante le ricerche e gli studi effettuati finora non è stata rintracciata. Questa era affiancata da quattro santi: Sant’Agostino, San Michele Arcangelo, San Giovanni Evangelista e San Nicola da Tolentino. Questi pannelli, insieme ad altri raffiguranti figure sacre di minori dimensioni, costituivano un insieme che rifletteva la forte religiosità dell’epoca.
Nel corso del XIX secolo, alcune delle principali tavole furono ritrovate a Milano, come dimostrato dai timbri in ceralacca sul retro che autorizzavano l’esportazione dalla Lombardia austriaca. Con il passare del tempo, i vari pannelli entrarono però nel mercato antiquario, venendo infine acquisiti da collezioni private e musei pubblici in varie parti del mondo.
Recentemente, la straordinaria esposizione al Museo Poldi Pezzoli è riuscita nell’intento di riunire temporaneamente otto dei pannelli conosciuti, grazie anche ai prestiti internazionali da parte di istituzioni quali la Frick Collection di New York, la National Gallery di Londra, il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona e la National Gallery of Art di Washington.
Questa riunificazione da al pubblico l’opportunità unica di ammirare la maggior parte dell’opera originale, sebbene il polittico rimanga incompleto per la mancanza della tavola centrale e di gran parte della predella.
L’esibizione, curata sia da Machtelt Brüggen Israëls del Rijksmuseum che da Nathaniel Silver, ha permesso ulteriori indagini diagnostiche sui pannelli, che hanno rivelato nuovi dettagli sulla tecnica pittorica dell’artista, con studi realizzati da un team specializzato proveniente dall’Università Statale di Milano e dallo spin-off Iuss Pavia DeepTrace Technologies, in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, il tutto sotto la guida della Prof.ssa Isabella Castiglioni.
Gli esami hanno stabilito aspetti inediti del pannello, fabbricato in legno di pioppo e della tecnica pittorica adottata dal Della Francesca. La Fondazione Bracco, in qualità di principale sostenitore dell’evento e Intesa Sanpaolo, come partner istituzionale assieme alle Gallerie d’Italia, hanno inoltre facilitato ulteriori studi dettagliati sul pannello di San Nicola.
Queste analisi, estese anche agli altri pannelli, hanno portato a una serie di scoperte e supposizioni riguardanti le parti mancanti dell’opera. Particolarmente significativo è il dettaglio osservato nell’angolo inferiore destro del pannello di San Michele Arcangelo, dove sono visibili un gradino in porfido e dei lembi di un lussuoso broccato di velluto. Utilizzando lo stereomicroscopio, M. B. Israëls ha identificato la presenza di un piede, presumibilmente appartenente alla figura della Madonna in ginocchio, in attesa di ricevere la corona da Cristo.
Grazie alla diagnostica per immagini, è stato anche scoperto che due ali di angelo, precedentemente presenti nei pannelli di San Michele e di San Giovanni, erano state rimosse per conferire coerenza visiva alle opere una volta smembrate e ora nuovamente assemblate.
Alessandra Quarto, direttrice del Poldi, ha descritto l’esposizione come “la riunione del secolo”, sottolineando il successo ottenuto nel radunare i pezzi del polittico grazie alla temporanea chiusura della Frick Gallery e alla collaborazione degli altri musei coinvolti.
Il Polittico di Sant’Agostino, pur nella sua incompletezza, continua a testimoniare il genio artistico di Piero della Francesca e il suo impatto sull’arte Rinascimentale. La sua parziale ricostruzione rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dell’opera dell’artista e nel recupero del patrimonio artistico disperso.
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